Hiv, Aids e farmaci: a che punto siamo e cosa ci aspetta - 01/12/2018
Oggi si guarisce dall’Aids?
No, non si guarisce dall’Aids, ma con i farmaci disponibili oggi è possibile cronicizzare l’infezione, ovvero fare in modo che, pur restando nell’organismo, non risulti tuttavia letale. Il virus dell’Hiv quindi non viene eradicato, ma gli viene impedito di replicarsi e diffondersi fino a compromettere a tal punto la funzionalità del sistema immunitario da portare a morte l’organismo con infezioni e lo sviluppo di tumori
Quali sono i farmaci disponibili?
La strategia più efficace ad oggi disponibile è l’utilizzo molto precoce (è cioè via via più efficace se avviata nelle prime fasi dell’infezione) della cosiddetta “terapia antiretrovirale”.
Come funziona la «terapia antiretrovirale»?
L’attuale terapia antiretrovirale dell’infezione da Hiv (ad oggi la Highly Active Anti-Retroviral Therapy, ossia «terapia antiretrovirale altamente attiva») si conduce principalmente impedendo quattro meccanismi-chiave del virus: blocco dell’ingresso dell’Hiv nelle cellule; blocco della capacità dell’Hiv di modificare il proprio corredo genetico da Rna in Dna, tappa necessaria al virus per replicarsi; blocco della capacità del virus di integrare il proprio Dna, così trasformato, nel Dna della cellula ospite; blocco della maturazione delle nuove particelle virali potenzialmente infettanti. La strategia della terapia antiretrovirale è quindi quella di colpire il virus non su uno, ma su almeno quattro dei suoi numerosi meccanismi d’azione contemporaneamente.
Esistono nuove terapie sperimentali?
Attualmente in fase di studio abbiamo nuove strategie, ecco le principali. È molto probabile che in futuro la terapia dell’Aids consisterà in un mix di queste strategie:
1) il prelievo di cellule staminali ematopoietiche, cioè le cellule che danno vita ai linfociti T, oggetto dell’attacco da parte del virus, da ingegnerizzare geneticamente per renderle capaci di generare linfociti T “immuni” al virus e da ritrapiantare nel paziente;
2) la stimolazione e riattivazione dei virus latenti, ovvero quella parte di virus che si sono integrati nel Dna dei linfociti T del paziente e che si trovano in una situazione di “dormienza”, per poi eliminare tutte le cellule che ospitano il genoma virale;
3) terapia genica, cioè la modifica dei geni dei linfociti T che in virtù di tale modifica divengono non più capaci di esprimere il recettore sul quale si attacca il virus per entrare nella cellula;
4) terapia anticorpale neutralizzante, mediante impiego di anticorpi capaci di riconoscere le cellule infette e attivare le risposte immunitarie per la loro rimozione.
Quante medicine al giorno?
La Triplice terapia consiste nell’uso contemporaneo di tre farmaci contenuti in un’unica compressa, da una sola somministrazione al giorno. Negli anni Ottanta e parte dei Novanta la terapia consisteva in 28 differenti farmaci, da assumere in momenti diversi del giorno.
Gli effetti collaterali?
Tutti i farmaci, per loro natura, hanno effetti collaterali, e dunque anche gli antiretrovirali. Per la stessa Triplice terapia esistono sul mercato combinazioni di farmaci di diversa composizione e natura. Le più recenti combinazioni permettono ai pazienti di aderire molto meglio di un tempo al trattamento, con un migliore esito clinico, meno effetti collaterali e minori interazioni farmacologiche: la qualità di vita di un paziente sieropositivo, in terapia oggi, è sempre più simile a quella di un paziente non sieropositivo.
Quali limiti hanno i farmaci antiretrovirali?
Benché siano in grado di bloccare la replicazione e il diffondersi dell’infezione nell’organismo i farmaci a disposizione non sono in grado di eradicarla una volta per tutte: una volta che il virus dell’Hiv si è integrato nel Dna - quindi nei geni - dell’ospite vi rimane per sempre. Per questo motivo diciamo che l’infezione si cronicizza, ma non si eradica.
Il futuro è nelle terapie geniche?
Esistono degli studi in questo senso, ma siamo molto indietro. Tra le più promettenti esiste una possibile strategia di terapia genica che prevede l’infusione nel paziente di linfociti (le cellule bersaglio dell’Hiv) modificati geneticamente in modo da rendersi “invisibili” al virus. O ancora, linfociti dotati di enzimi capaci di distruggere le proteine o l’Rna del virus una volta che questo si è liberato al loro interno. Si tratta però di terapie ancora sperimentali.
Esiste un vaccino per l’Aids?
Non esiste un vaccino per l’Aids, ma diverse sperimentazioni in questo senso sono in corso. Alcuni approcci prevedono l’attivazione dell’immunità cellulo-mediata, ovvero una risposta da parte del sistema immunitario che non coinvolge gli anticorpi, ma stimola l’attivazione di macrofagi, cellule NK, linfociti T e altri elementi presenti nelle nostre cellule, direttamente contro il virus. Gli approcci più nuovi, e più efficaci, invece, tendono ad individuare un antigene (un “pezzo” del virus che il nostro sistema immunitario classifica come estraneo e quindi “nemico”, e che quindi induce un attacco contro il virus stesso) che permetta di sviluppare speciali anticorpi detti anticorpi neutralizzanti, quegli anticorpi che sono alla base del funzionamento di qualsiasi vaccino e che impedirebbero l’infezione al 100 per cento.
Perché non esiste ancora un vaccino?
Non siamo ancora riusciti a realizzare un vaccino efficace al 100 per cento perché, fino a poco tempo fa, non riuscivamo a individuare l’antigene dell’Hiv che induce gli anticorpi neutralizzanti, gli anticorpi in grado di evocare una risposta davvero efficace. Abbiamo scoperto soltanto da poco tempo che il virus, in realtà, porta con sé queste strutture in una zona molto nascosta della sua superficie: una specie di “sacchetta” ben “mimetizzata”. Adesso che abbiamo individuato finalmente l’antigene giusto il problema è chimico-farmaceutico: dobbiamo ancora riuscire a riprodurre in laboratorio queste strutture “antigeniche” che andranno a costituire finalmente il vaccino vero e proprio.
Oggi si guarisce dall’Aids?
No, non si guarisce dall’Aids, ma con i farmaci disponibili oggi è possibile cronicizzare l’infezione, ovvero fare in modo che, pur restando nell’organismo, non risulti tuttavia letale. Il virus dell’Hiv quindi non viene eradicato, ma gli viene impedito di replicarsi e diffondersi fino a compromettere a tal punto la funzionalità del sistema immunitario da portare a morte l’organismo con infezioni e lo sviluppo di tumori
Quali sono i farmaci disponibili?
La strategia più efficace ad oggi disponibile è l’utilizzo molto precoce (è cioè via via più efficace se avviata nelle prime fasi dell’infezione) della cosiddetta “terapia antiretrovirale”.
Come funziona la «terapia antiretrovirale»?
L’attuale terapia antiretrovirale dell’infezione da Hiv (ad oggi la Highly Active Anti-Retroviral Therapy, ossia «terapia antiretrovirale altamente attiva») si conduce principalmente impedendo quattro meccanismi-chiave del virus: blocco dell’ingresso dell’Hiv nelle cellule; blocco della capacità dell’Hiv di modificare il proprio corredo genetico da Rna in Dna, tappa necessaria al virus per replicarsi; blocco della capacità del virus di integrare il proprio Dna, così trasformato, nel Dna della cellula ospite; blocco della maturazione delle nuove particelle virali potenzialmente infettanti. La strategia della terapia antiretrovirale è quindi quella di colpire il virus non su uno, ma su almeno quattro dei suoi numerosi meccanismi d’azione contemporaneamente.
Esistono nuove terapie sperimentali?
Attualmente in fase di studio abbiamo nuove strategie, ecco le principali. È molto probabile che in futuro la terapia dell’Aids consisterà in un mix di queste strategie:
1) il prelievo di cellule staminali ematopoietiche, cioè le cellule che danno vita ai linfociti T, oggetto dell’attacco da parte del virus, da ingegnerizzare geneticamente per renderle capaci di generare linfociti T “immuni” al virus e da ritrapiantare nel paziente;
2) la stimolazione e riattivazione dei virus latenti, ovvero quella parte di virus che si sono integrati nel Dna dei linfociti T del paziente e che si trovano in una situazione di “dormienza”, per poi eliminare tutte le cellule che ospitano il genoma virale;
3) terapia genica, cioè la modifica dei geni dei linfociti T che in virtù di tale modifica divengono non più capaci di esprimere il recettore sul quale si attacca il virus per entrare nella cellula;
4) terapia anticorpale neutralizzante, mediante impiego di anticorpi capaci di riconoscere le cellule infette e attivare le risposte immunitarie per la loro rimozione.
Quante medicine al giorno?
La Triplice terapia consiste nell’uso contemporaneo di tre farmaci contenuti in un’unica compressa, da una sola somministrazione al giorno. Negli anni Ottanta e parte dei Novanta la terapia consisteva in 28 differenti farmaci, da assumere in momenti diversi del giorno.
Gli effetti collaterali?
Tutti i farmaci, per loro natura, hanno effetti collaterali, e dunque anche gli antiretrovirali. Per la stessa Triplice terapia esistono sul mercato combinazioni di farmaci di diversa composizione e natura. Le più recenti combinazioni permettono ai pazienti di aderire molto meglio di un tempo al trattamento, con un migliore esito clinico, meno effetti collaterali e minori interazioni farmacologiche: la qualità di vita di un paziente sieropositivo, in terapia oggi, è sempre più simile a quella di un paziente non sieropositivo.
Quali limiti hanno i farmaci antiretrovirali?
Benché siano in grado di bloccare la replicazione e il diffondersi dell’infezione nell’organismo i farmaci a disposizione non sono in grado di eradicarla una volta per tutte: una volta che il virus dell’Hiv si è integrato nel Dna - quindi nei geni - dell’ospite vi rimane per sempre. Per questo motivo diciamo che l’infezione si cronicizza, ma non si eradica.
Il futuro è nelle terapie geniche?
Esistono degli studi in questo senso, ma siamo molto indietro. Tra le più promettenti esiste una possibile strategia di terapia genica che prevede l’infusione nel paziente di linfociti (le cellule bersaglio dell’Hiv) modificati geneticamente in modo da rendersi “invisibili” al virus. O ancora, linfociti dotati di enzimi capaci di distruggere le proteine o l’Rna del virus una volta che questo si è liberato al loro interno. Si tratta però di terapie ancora sperimentali.
Esiste un vaccino per l’Aids?
Non esiste un vaccino per l’Aids, ma diverse sperimentazioni in questo senso sono in corso. Alcuni approcci prevedono l’attivazione dell’immunità cellulo-mediata, ovvero una risposta da parte del sistema immunitario che non coinvolge gli anticorpi, ma stimola l’attivazione di macrofagi, cellule NK, linfociti T e altri elementi presenti nelle nostre cellule, direttamente contro il virus. Gli approcci più nuovi, e più efficaci, invece, tendono ad individuare un antigene (un “pezzo” del virus che il nostro sistema immunitario classifica come estraneo e quindi “nemico”, e che quindi induce un attacco contro il virus stesso) che permetta di sviluppare speciali anticorpi detti anticorpi neutralizzanti, quegli anticorpi che sono alla base del funzionamento di qualsiasi vaccino e che impedirebbero l’infezione al 100 per cento.
Perché non esiste ancora un vaccino?
Non siamo ancora riusciti a realizzare un vaccino efficace al 100 per cento perché, fino a poco tempo fa, non riuscivamo a individuare l’antigene dell’Hiv che induce gli anticorpi neutralizzanti, gli anticorpi in grado di evocare una risposta davvero efficace. Abbiamo scoperto soltanto da poco tempo che il virus, in realtà, porta con sé queste strutture in una zona molto nascosta della sua superficie: una specie di “sacchetta” ben “mimetizzata”. Adesso che abbiamo individuato finalmente l’antigene giusto il problema è chimico-farmaceutico: dobbiamo ancora riuscire a riprodurre in laboratorio queste strutture “antigeniche” che andranno a costituire finalmente il vaccino vero e proprio.
Come e' nato il virus dell'AIDS. Teorie degli scienziati - Settembre 2010
L’origine dell’Aids è ancora avvolta da un alone di mistero. Nel corso degli anni si sono succedute diverse teorie su come si sia formato per la prima volta il virus dell’Hiv e sul modo con cui si sta diffondendo. Ma quali sono le scoperte più recenti della scienza su questo argomento?
I MOLTI PUNTI OSCURI - Secondo una recente ricerca australiana in alcuni Paesi il 65% delle nuove infezioni da Hiv deriverebbe dall’uso di siringhe infettate. Mentre secondo un team Usa, la colpa sarebbe della nascita delle città moderne alla fine dell’800, che avrebbero agito da bacino di coltura dell’Hiv trasmesso all’uomo dalle scimmie. Ma sono numerose anche le teorie complottiste sull’Aids, che hanno sviluppato ipotesi stravaganti e in contrasto con la medicina, facendo leva sul fatto che le conoscenze degli scienziati sull’Hiv sono ancora costellate da punti oscuri. Ecco un approfondimento sulle scoperte più recenti e, a seguire, una carrellata delle teorie dei cosiddetti «ricercatori dissidenti».
16 MILIONI DI TOSSICODIPENDENTI - Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet, più del 90% dei 16 milioni di dipendenti da droghe da iniezione non riceve aiuto per evitare di contrarre l'Aids. Con il risultato che l'emergenza sanitaria sta crescendo in Stati come Russia, Cina, Malesia e Thailandia, spiegano gli scienziati, luoghi dove la popolazione tossicodipendente non è coinvolta nei programmi contro l'Aids. Le droghe da iniezione come l’eroina sono sempre più un’importante fonte di trasmissione di Hiv in numerosi Paesi.
65% DEI CASI DA SIRINGHE - I contagi si verificano ad esempio attraverso la condivisione di siringhe. Dei circa 16 milioni di tossicodipendenti da sostanze da iniezione nel mondo, circa 3 milioni avrebbero contratto l’Aids. La popolazione tossicodipendente costituirebbe, secondo le stime dei ricercatori, il 10% dei malati di Aids nel mondo. E in alcuni Paesi le percentuali sono ancora più elevate, come in Russia, dove c'è un milione di tossicodipendenti sieropositivi, e circa il 65% delle nuovi contagi di Hiv è provocato dall'utilizzo di siringhe infettate. «Anche se il numero di Paesi con un buon livello di servizi di prevenzione Hiv sta crescendo, il livello di copertura per la popolazione tossicodipendente è basso in numerosi Paesi», rivela Bradley Mathers dell'Università del New South Wales in Australia, direttore della ricerca in questione.
LE MISURE DI PREVENZIONE - Misure di prevenzione come la distribuzione di siringhe pulite e sostanze sostitutive come il metadone, sono considerate dagli esperti come essenziali per arginare la pandemia. Ma alcuni governi, accusano i ricercatori, non forniscono questi servizi per il timore di essere considerati troppo teneri con la droga. Gerry Stimson, direttore della International Harm Reduction Association, polemizza con le nazioni che fanno «politica sulla vita delle persone», rilevando che sono milioni i tossicodipendenti che rischiano la vita a causa di queste politiche. Come sottolinea il sito dell’Aduc, secondo l’agenzia UNAIDS delle Nazioni Unite il 30% dei casi di trasmissione di Hiv al di fuori dell'Africa subsahariana è causato dall'uso di siringhe infette.
LE COLPE DI RUSSIA E CINA - Stimson punta il dito soprattutto contro la Russia, che sta diventando la regione con il più alto tasso di crescita di casi di Hiv a causa della negligenza della popolazione tossicodipendente. I ricercatori hanno rivelato che solo l'8% dei tossicodipendenti nel mondo ha avuto a disposizione programmi di scambio siringhe e accesso a siringhe pulite nel 2009. Si va dalla Repubblica Ceca, dove il 100% dei tossicodipendenti ha accesso a programmi di prevenzione, a Paesi come Cina, Malesia e Thailandia con percentuali modestissime che sfiorano il 3%. Gli studiosi concludono lo studio rimarcando che i livelli attuali di assistenza e trattamento per i tossicodipendenti «non sono sufficienti a prevenire, bloccare e far regredire l'epidemia di Hiv in questa popolazione».
LA POLITICA E LA SCIENZA - Don Des Jarlais, del Beth Israel Medical Center di New York, spiega che il basso livello di servizi dimostra come alcuni governi debbano adeguare le proprie politiche «all'evidenza scientifica». «Uno sforzo sostenuto a lungo termine per proteggere la salute di quegli individui che consumano droghe lecite e illecite richiede che i politici si dotino di un minimo di competenza scientifica sul consumo di droghe e sulla tossicodipendenza», scrive la scienziata.
LA NASCITA DELLE CITTA’ - Uno studio pubblicato nel 2008 sulla rivista Nature sostiene che il virus potrebbe essere stato trasmesso agli esseri umani dalle scimmie tra il 1884 e il 1924. Fino a quel momento il virus è stato relativamente contenuto, diventando però una vera e propria pandemia con la crescita delle città moderne che avrebbero permesso all’Hiv di adattarsi e quindi prosperare.
I CAMPIONI DEL 1959 - A coordinare la ricerca è stato il dottor Michael Worobey. Come scrive il sito della Bbc, il principale responsabile sarebbe la fondazione di città coloniali nell’Africa sub-sahariana tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Alcuni esperti americani hanno analizzato uno dei primi campioni del virus, trovato nel 1959 nella Repubblica democratica del Congo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, suggerisce che il virus potrebbe essere stato trasmesso agli essere umani dalle scimmie tra il 1884 e il 1924. I ricercatori credono che le città di nuova costruzione possano avere permesso al virus di prosperare. L’Aids, la malattia causata dall’Hiv, è stata segnalata per la prima volta dai medici nel 1981, ma il virus all’epoca si era già diffuso da diversi decenni.
DALLE SCIMMIE ALL’UOMO - L’Hiv non è un singolo virus, ma è composto da diversi ceppi e sottotipi di ceppi, di cui alcuni condividono lo stesso «evento fondatore» nella storia, in cui un singolo uomo è stato infettato. Gli scienziati credono che questi «eventi fondatori» siano stati provocati da alcuni uomini che hanno mangiato carne delle scimmie infettate con un virus simile. Una ricerca pubblicata lo scorso anno ha scoperto il progenitore di un sottotipo di Hiv responsabile della maggior parte dei casi moderni negli Stati Uniti e in Europa, in campioni di sangue raccolti a Leopoldville, l’attuale Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo. Ora lo stesso gruppo di ricerca, dell’Università dell’Arizona a Tucson, ha trovato un altro campione che contiene un differente sottotipo in un campione prelevato a un diverso paziente nel 1960, sempre a Leopoldville.
IL «PROGENITORE» DEL VIRUS - Analizzando le differenze genetiche tra i due virus e calcolando quando impiegano a evolversi, gli studiosi sostengono ora che i due sottotipi di Hiv hanno probabilmente un progenitore comune che risale come minimo a 50 anni prima. Il dottor Michael Worobey, che ha coordinato la ricerca, ha dichiarato alla Bbc: «Ora per la prima volta siamo stati in grado di confrontare due ceppi dell’Hiv relativamente antichi. Questo ci ha aiutato a stabilire con esattezza quanto rapidamente si è evoluto il virus e a formulare alcune conclusioni davvero solide sul momento in cui l’Aids è stata trasmessa agli esseri umani, come l’epidemia sia cresciuta da quel momento e quali fattori abbiamo permesso al virus di diventare un fattore patogeno per gli esseri umani».
SOCIETA’ MODERNA E AIDS - L’Hiv era e rimane un virus «trasmesso in modo relativamente scarso». E quindi la chiave del successo del virus è stato probabilmente la crescita di città come Leopoldville agli inizi del ‘900. Il largo numero di persone che vivevano strettamente a contatto le une con le altre avrebbe fornito maggiori opportunità allo svilupparsi di nuove infezioni. «Credo che il quadro che è emerso qui sia che i cambiamenti della società possono avere aperto la porta al diffondersi dell’Hiv», ha aggiunto Worobey. Il professor Paul Sharp, un esperto dell’origine e dell’evoluzione dell’Hiv all’Università di Edimburgo, ha dichiarato che anche se la scoperta era principalmente di «interesse storico», potrebbe fornire maggiori indizi su come il virus sia cambiato nel tempo.
UN QUADRO DETTAGLIATO - Sharp ha suggerito che è probabile che tutti i primi casi dell’Hiv 1 di «gruppo M» - il ceppo che causa 19 moderne infezioni su 20 – si sia verificato nell’area di Leopoldville. Sharp ha dichiarato: «Ora abbiamo un quadro dettagliato su dove e quando abbia avuto origine il virus Hiv-1 del gruppo M, e quindi sulla preistoria della pandemia di Aids».
TEORIA DOMINANTE E COMPLOTTISTI - Diverse le altre ipotesi scientifiche sull’origine dell’Aids, anche se tutte si ispirano alla teoria dominante (o «del cacciatore») secondo cui il passaggio del virus sarebbe avvenuto involontariamente durante la macellazione delle carni di scimmia, consumate come alimento in molte regioni dell'Africa.
ESPERIMENTI SU CAVIE UMANE - Altre teorie però ritengono che la teoria del cacciatore non sia sufficiente a spiegare l'insorgenza dell’Hiv solo nel XX secolo, visto che le scimmie fanno parte della dieta africana da centinaia, se non migliaia di anni. Un'altra teoria riapre il capitolo delle sperimentazioni con sangue e tessuto di scimmie effettuate nel XX secolo. Nella letteratura medica si incontravano fra il 1922 e il 1955 «diversi casi in cui a umani era stato iniettato sangue di scimmia contenente parassiti della malaria» per scopi terapeutici. Una variante di quest'ultima pone l'attenzione, invece, sugli «innesti testicolari» effettuati a centinaia di persone soprattutto nella prima metà del secolo, in cui tessuti di scimpanzé venivano iniettati nell’uomo.
L’ANTIPOLIO ORALE - Mentre la teoria del vaccino orale antipolio sostiene che il passaggio dell’Aids dalle scimmie all'uomo sia dovuto a vaccini sperimentali antipolio contaminati. L’agente patogeno sarebbe il SIVcpz, un virus degli scimpanzé ritenuto dalla comunità scientifica il progenitore del virus HIV-1. La teoria del vaccino orale antipolio (OPVT), pone l'attenzione sulle sperimentazioni effettuate fra il 1957 e il 1960 nell'allora Congo Belga e nel Ruanda-Urundi (attuali Rwanda e Burundi) su oltre un milione di persone con un vaccino sperimentale denominato CHAT e sviluppato dal Dr. Hilary Koprowski dell'Istituto Wistar di Philadelphia. La teoria acquista risalto con la pubblicazione nel marzo 1992 dell'articolo di Tom Curtis su Rolling Stone, basata sulle ricerche di Blaine Elswood pubblicate un anno dopo su «Research in Virology». A fine aprile 2001 uscirono su Science e Nature gli articoli sui test dei vecchi campioni di vaccini Koprowski. Due centri di ricerca avevano analizzato i 5 campioni trovati al Wistar Institute e i 3 campioni del Center for disease control and prevention, non rilevando tracce di SIV/HIV né di DNA mitocondriale delle scimmie.( Vedi documentario)
L’origine dell’Aids è ancora avvolta da un alone di mistero. Nel corso degli anni si sono succedute diverse teorie su come si sia formato per la prima volta il virus dell’Hiv e sul modo con cui si sta diffondendo. Ma quali sono le scoperte più recenti della scienza su questo argomento?
I MOLTI PUNTI OSCURI - Secondo una recente ricerca australiana in alcuni Paesi il 65% delle nuove infezioni da Hiv deriverebbe dall’uso di siringhe infettate. Mentre secondo un team Usa, la colpa sarebbe della nascita delle città moderne alla fine dell’800, che avrebbero agito da bacino di coltura dell’Hiv trasmesso all’uomo dalle scimmie. Ma sono numerose anche le teorie complottiste sull’Aids, che hanno sviluppato ipotesi stravaganti e in contrasto con la medicina, facendo leva sul fatto che le conoscenze degli scienziati sull’Hiv sono ancora costellate da punti oscuri. Ecco un approfondimento sulle scoperte più recenti e, a seguire, una carrellata delle teorie dei cosiddetti «ricercatori dissidenti».
16 MILIONI DI TOSSICODIPENDENTI - Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista The Lancet, più del 90% dei 16 milioni di dipendenti da droghe da iniezione non riceve aiuto per evitare di contrarre l'Aids. Con il risultato che l'emergenza sanitaria sta crescendo in Stati come Russia, Cina, Malesia e Thailandia, spiegano gli scienziati, luoghi dove la popolazione tossicodipendente non è coinvolta nei programmi contro l'Aids. Le droghe da iniezione come l’eroina sono sempre più un’importante fonte di trasmissione di Hiv in numerosi Paesi.
65% DEI CASI DA SIRINGHE - I contagi si verificano ad esempio attraverso la condivisione di siringhe. Dei circa 16 milioni di tossicodipendenti da sostanze da iniezione nel mondo, circa 3 milioni avrebbero contratto l’Aids. La popolazione tossicodipendente costituirebbe, secondo le stime dei ricercatori, il 10% dei malati di Aids nel mondo. E in alcuni Paesi le percentuali sono ancora più elevate, come in Russia, dove c'è un milione di tossicodipendenti sieropositivi, e circa il 65% delle nuovi contagi di Hiv è provocato dall'utilizzo di siringhe infettate. «Anche se il numero di Paesi con un buon livello di servizi di prevenzione Hiv sta crescendo, il livello di copertura per la popolazione tossicodipendente è basso in numerosi Paesi», rivela Bradley Mathers dell'Università del New South Wales in Australia, direttore della ricerca in questione.
LE MISURE DI PREVENZIONE - Misure di prevenzione come la distribuzione di siringhe pulite e sostanze sostitutive come il metadone, sono considerate dagli esperti come essenziali per arginare la pandemia. Ma alcuni governi, accusano i ricercatori, non forniscono questi servizi per il timore di essere considerati troppo teneri con la droga. Gerry Stimson, direttore della International Harm Reduction Association, polemizza con le nazioni che fanno «politica sulla vita delle persone», rilevando che sono milioni i tossicodipendenti che rischiano la vita a causa di queste politiche. Come sottolinea il sito dell’Aduc, secondo l’agenzia UNAIDS delle Nazioni Unite il 30% dei casi di trasmissione di Hiv al di fuori dell'Africa subsahariana è causato dall'uso di siringhe infette.
LE COLPE DI RUSSIA E CINA - Stimson punta il dito soprattutto contro la Russia, che sta diventando la regione con il più alto tasso di crescita di casi di Hiv a causa della negligenza della popolazione tossicodipendente. I ricercatori hanno rivelato che solo l'8% dei tossicodipendenti nel mondo ha avuto a disposizione programmi di scambio siringhe e accesso a siringhe pulite nel 2009. Si va dalla Repubblica Ceca, dove il 100% dei tossicodipendenti ha accesso a programmi di prevenzione, a Paesi come Cina, Malesia e Thailandia con percentuali modestissime che sfiorano il 3%. Gli studiosi concludono lo studio rimarcando che i livelli attuali di assistenza e trattamento per i tossicodipendenti «non sono sufficienti a prevenire, bloccare e far regredire l'epidemia di Hiv in questa popolazione».
LA POLITICA E LA SCIENZA - Don Des Jarlais, del Beth Israel Medical Center di New York, spiega che il basso livello di servizi dimostra come alcuni governi debbano adeguare le proprie politiche «all'evidenza scientifica». «Uno sforzo sostenuto a lungo termine per proteggere la salute di quegli individui che consumano droghe lecite e illecite richiede che i politici si dotino di un minimo di competenza scientifica sul consumo di droghe e sulla tossicodipendenza», scrive la scienziata.
LA NASCITA DELLE CITTA’ - Uno studio pubblicato nel 2008 sulla rivista Nature sostiene che il virus potrebbe essere stato trasmesso agli esseri umani dalle scimmie tra il 1884 e il 1924. Fino a quel momento il virus è stato relativamente contenuto, diventando però una vera e propria pandemia con la crescita delle città moderne che avrebbero permesso all’Hiv di adattarsi e quindi prosperare.
I CAMPIONI DEL 1959 - A coordinare la ricerca è stato il dottor Michael Worobey. Come scrive il sito della Bbc, il principale responsabile sarebbe la fondazione di città coloniali nell’Africa sub-sahariana tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Alcuni esperti americani hanno analizzato uno dei primi campioni del virus, trovato nel 1959 nella Repubblica democratica del Congo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, suggerisce che il virus potrebbe essere stato trasmesso agli essere umani dalle scimmie tra il 1884 e il 1924. I ricercatori credono che le città di nuova costruzione possano avere permesso al virus di prosperare. L’Aids, la malattia causata dall’Hiv, è stata segnalata per la prima volta dai medici nel 1981, ma il virus all’epoca si era già diffuso da diversi decenni.
DALLE SCIMMIE ALL’UOMO - L’Hiv non è un singolo virus, ma è composto da diversi ceppi e sottotipi di ceppi, di cui alcuni condividono lo stesso «evento fondatore» nella storia, in cui un singolo uomo è stato infettato. Gli scienziati credono che questi «eventi fondatori» siano stati provocati da alcuni uomini che hanno mangiato carne delle scimmie infettate con un virus simile. Una ricerca pubblicata lo scorso anno ha scoperto il progenitore di un sottotipo di Hiv responsabile della maggior parte dei casi moderni negli Stati Uniti e in Europa, in campioni di sangue raccolti a Leopoldville, l’attuale Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo. Ora lo stesso gruppo di ricerca, dell’Università dell’Arizona a Tucson, ha trovato un altro campione che contiene un differente sottotipo in un campione prelevato a un diverso paziente nel 1960, sempre a Leopoldville.
IL «PROGENITORE» DEL VIRUS - Analizzando le differenze genetiche tra i due virus e calcolando quando impiegano a evolversi, gli studiosi sostengono ora che i due sottotipi di Hiv hanno probabilmente un progenitore comune che risale come minimo a 50 anni prima. Il dottor Michael Worobey, che ha coordinato la ricerca, ha dichiarato alla Bbc: «Ora per la prima volta siamo stati in grado di confrontare due ceppi dell’Hiv relativamente antichi. Questo ci ha aiutato a stabilire con esattezza quanto rapidamente si è evoluto il virus e a formulare alcune conclusioni davvero solide sul momento in cui l’Aids è stata trasmessa agli esseri umani, come l’epidemia sia cresciuta da quel momento e quali fattori abbiamo permesso al virus di diventare un fattore patogeno per gli esseri umani».
SOCIETA’ MODERNA E AIDS - L’Hiv era e rimane un virus «trasmesso in modo relativamente scarso». E quindi la chiave del successo del virus è stato probabilmente la crescita di città come Leopoldville agli inizi del ‘900. Il largo numero di persone che vivevano strettamente a contatto le une con le altre avrebbe fornito maggiori opportunità allo svilupparsi di nuove infezioni. «Credo che il quadro che è emerso qui sia che i cambiamenti della società possono avere aperto la porta al diffondersi dell’Hiv», ha aggiunto Worobey. Il professor Paul Sharp, un esperto dell’origine e dell’evoluzione dell’Hiv all’Università di Edimburgo, ha dichiarato che anche se la scoperta era principalmente di «interesse storico», potrebbe fornire maggiori indizi su come il virus sia cambiato nel tempo.
UN QUADRO DETTAGLIATO - Sharp ha suggerito che è probabile che tutti i primi casi dell’Hiv 1 di «gruppo M» - il ceppo che causa 19 moderne infezioni su 20 – si sia verificato nell’area di Leopoldville. Sharp ha dichiarato: «Ora abbiamo un quadro dettagliato su dove e quando abbia avuto origine il virus Hiv-1 del gruppo M, e quindi sulla preistoria della pandemia di Aids».
TEORIA DOMINANTE E COMPLOTTISTI - Diverse le altre ipotesi scientifiche sull’origine dell’Aids, anche se tutte si ispirano alla teoria dominante (o «del cacciatore») secondo cui il passaggio del virus sarebbe avvenuto involontariamente durante la macellazione delle carni di scimmia, consumate come alimento in molte regioni dell'Africa.
ESPERIMENTI SU CAVIE UMANE - Altre teorie però ritengono che la teoria del cacciatore non sia sufficiente a spiegare l'insorgenza dell’Hiv solo nel XX secolo, visto che le scimmie fanno parte della dieta africana da centinaia, se non migliaia di anni. Un'altra teoria riapre il capitolo delle sperimentazioni con sangue e tessuto di scimmie effettuate nel XX secolo. Nella letteratura medica si incontravano fra il 1922 e il 1955 «diversi casi in cui a umani era stato iniettato sangue di scimmia contenente parassiti della malaria» per scopi terapeutici. Una variante di quest'ultima pone l'attenzione, invece, sugli «innesti testicolari» effettuati a centinaia di persone soprattutto nella prima metà del secolo, in cui tessuti di scimpanzé venivano iniettati nell’uomo.
L’ANTIPOLIO ORALE - Mentre la teoria del vaccino orale antipolio sostiene che il passaggio dell’Aids dalle scimmie all'uomo sia dovuto a vaccini sperimentali antipolio contaminati. L’agente patogeno sarebbe il SIVcpz, un virus degli scimpanzé ritenuto dalla comunità scientifica il progenitore del virus HIV-1. La teoria del vaccino orale antipolio (OPVT), pone l'attenzione sulle sperimentazioni effettuate fra il 1957 e il 1960 nell'allora Congo Belga e nel Ruanda-Urundi (attuali Rwanda e Burundi) su oltre un milione di persone con un vaccino sperimentale denominato CHAT e sviluppato dal Dr. Hilary Koprowski dell'Istituto Wistar di Philadelphia. La teoria acquista risalto con la pubblicazione nel marzo 1992 dell'articolo di Tom Curtis su Rolling Stone, basata sulle ricerche di Blaine Elswood pubblicate un anno dopo su «Research in Virology». A fine aprile 2001 uscirono su Science e Nature gli articoli sui test dei vecchi campioni di vaccini Koprowski. Due centri di ricerca avevano analizzato i 5 campioni trovati al Wistar Institute e i 3 campioni del Center for disease control and prevention, non rilevando tracce di SIV/HIV né di DNA mitocondriale delle scimmie.( Vedi documentario)
AIDS/HIV: le cose che vi hanno detto.
L'AIDS e' la "Sindrome Da Immune Deficienza Acquisita.
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
I'AIDS e' causato dal virus umano di immunodeficienza (HIV). L'AIDS e' la fase finale della malattia del virus HIV, in cui i segni ed i sintomi della malattia si sono sviluppati a causa della mancanza di anticorpi. L'AIDS e'¨ la quinta causa principale di morte fra le persone tra i 25 e 44 anni negli Stati Uniti. Circa 47 milioni di persone nel mondo sono positivi al virus HIV da quando ebbe inizio l'epidemia.
Il virus HIV attacca il sistema immunitario e lascia il corpo vulnerabile ad una varieta' di malattie e di tumori. I comuni batteri, i parassiti ed i virus che comunemente non causano malattie gravi nella gente con il sistema immunitario completamente funzionante, invece causano malattie mortali nella gente con l'AIDS.
Il virus HIV e' stato trovato nella saliva, nelle lacrime, nel tessuto del sistema nervoso, nel sangue, nello sperma (liquido pre-seminale compreso), nel latte materno e nelle secrezioni vaginali. Tuttavia, soltanto il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali ed il latte materno si sono rivelati trasmettitori dell'infezione ad altri.
LA TRASMISSIONE DEL VIRUS AVVIENE:
Attraverso il rapporto sessuale -- compreso il sesso orale, vaginale ed anale Attraverso il sangue -- con le trasfusioni di sangue o con le siringhe scambiate Dalla mamma al bambino -- la donna incinta puo' trasmettere passivamente il virus al suo feto, o con il latte materno puo' trasmettere attivamente il virus al suo bambino Altri metodi di trasmissione sono rari ed includono il contatto con ferite accidentali di persone sieropositive, la condivisione di rasoi, atrezzi del dentista non sterilizzati, della manicure ecc, l'inseminazione artificiale attraverso sperma infetto donato e attraverso donazioni di organi. Il virus HIV non si trasmette tramite il contatto casuale come abbracciare e toccare una persona sieropositiva, toccando i suoi piatti, le maniglie delle porte, i sedili della toilette, durante la partecipazione agli sport, o dalle zanzare. Non e' trasmessa ad una persona che dona il sangue o gli organi. Tuttavia, puo' essere trasmessa alla persona che riceve il sangue o gli organi di un donatore infetto. Questo perche' le banche del sangue e i programmi dei donatori di organo non selezionano completamente i donatori in alcuni paesi. Ad alto rischio sono le persone omosessuali o bisessuali che praticano sesso non protetto, chi scambia siringhe per iniezioni endovenose di droga,
coloro che hanno una vita sessuale ad alto rischio, i bambini nati da madri sieropositive e le persone che hanno fatto trasfusioni di sangue o di prodotti coagulanti (plasma) fra il 1977 e 1985 (prima del piano di selezione del virus nel sangue).
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
I'AIDS e' causato dal virus umano di immunodeficienza (HIV). L'AIDS e' la fase finale della malattia del virus HIV, in cui i segni ed i sintomi della malattia si sono sviluppati a causa della mancanza di anticorpi. L'AIDS e'¨ la quinta causa principale di morte fra le persone tra i 25 e 44 anni negli Stati Uniti. Circa 47 milioni di persone nel mondo sono positivi al virus HIV da quando ebbe inizio l'epidemia.
Il virus HIV attacca il sistema immunitario e lascia il corpo vulnerabile ad una varieta' di malattie e di tumori. I comuni batteri, i parassiti ed i virus che comunemente non causano malattie gravi nella gente con il sistema immunitario completamente funzionante, invece causano malattie mortali nella gente con l'AIDS.
Il virus HIV e' stato trovato nella saliva, nelle lacrime, nel tessuto del sistema nervoso, nel sangue, nello sperma (liquido pre-seminale compreso), nel latte materno e nelle secrezioni vaginali. Tuttavia, soltanto il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali ed il latte materno si sono rivelati trasmettitori dell'infezione ad altri.
LA TRASMISSIONE DEL VIRUS AVVIENE:
Attraverso il rapporto sessuale -- compreso il sesso orale, vaginale ed anale Attraverso il sangue -- con le trasfusioni di sangue o con le siringhe scambiate Dalla mamma al bambino -- la donna incinta puo' trasmettere passivamente il virus al suo feto, o con il latte materno puo' trasmettere attivamente il virus al suo bambino Altri metodi di trasmissione sono rari ed includono il contatto con ferite accidentali di persone sieropositive, la condivisione di rasoi, atrezzi del dentista non sterilizzati, della manicure ecc, l'inseminazione artificiale attraverso sperma infetto donato e attraverso donazioni di organi. Il virus HIV non si trasmette tramite il contatto casuale come abbracciare e toccare una persona sieropositiva, toccando i suoi piatti, le maniglie delle porte, i sedili della toilette, durante la partecipazione agli sport, o dalle zanzare. Non e' trasmessa ad una persona che dona il sangue o gli organi. Tuttavia, puo' essere trasmessa alla persona che riceve il sangue o gli organi di un donatore infetto. Questo perche' le banche del sangue e i programmi dei donatori di organo non selezionano completamente i donatori in alcuni paesi. Ad alto rischio sono le persone omosessuali o bisessuali che praticano sesso non protetto, chi scambia siringhe per iniezioni endovenose di droga,
coloro che hanno una vita sessuale ad alto rischio, i bambini nati da madri sieropositive e le persone che hanno fatto trasfusioni di sangue o di prodotti coagulanti (plasma) fra il 1977 e 1985 (prima del piano di selezione del virus nel sangue).
SVILUPPO
L'AIDS comincia con l'infezione dal virus HIV. Persone che si sono infettate con il virus HIV possono anche non avere
sintomi per dieci anni, ma possono tranquillamente trasmettere l'infezione ad altre persone.. Nel frattempo, il loro sistema immunitario si indebolisce gradualmente fino a essere diagnosticate con AIDS conclamata.
INFEZIONE DA HIV (INFEZIONE ACUTA) --> INFEZIONE ASINTOMATICA DA HIV --> (ASINTOMATICA) -->INFEZIONE SINTOMATICA DA HIV --> (AIDS CONCLAMATA).
La maggior parte degli individui positivi al virus HIV progrediscono in AIDS se non opportunamente trattati. Tuttavia, esiste un numero di pazienti molto piccolo che sviluppano molto lentamente o mai l'AIDS. Questi pazienti sono chiamati "non-progressors".
PREVENZIONE
La prevenzione dell' AIDS richiede prudenza e autodisciplina. I requisiti possono sembrare personalmente troppo restrittivi ma sono efficaci e possono salvare la vostra vita.
REQUISITI:
Non avere rapporti sessuali con: Persone HIV positive o ritenute sospette di essere infettate con il virus HIV. Avere molti partners. Non avere rapporti con una persona che ha molti partners. Non avere rapporti con persone che usano le droghe endovenose Non usare le droghe endovenose. Se le droghe endovenose sono usate, non scambiare gli aghi o siringhe. Evitare il contatto con il sangue da ferita o emorragia
di persone, dove la condizione dell'individuo sanguinante e' sconosciuta. Un' abbigliamento consono, una mascherina e gli occhiali di protezione possono essere
adatti quando ci si occupa di persone¨ ferite Chiunque si trovi positivo all' HIV non puo' far finta di niente riguardo alla malattia, non dovrebbe donare il sangue, il plasma, gli organi del corpo, o lo sperma. Da un punto di vista legale, etico e morale, dovrebbe avvertire tutti i potenziali partners sessuali della sua condizione di positivo al virus HIV. Non dovrebbe scambiare i fluidi fisiologici durante l'attivita' sessuale e deve usare qualsiasi misura di prevenzione ( preservativo di lattice) cio' permettera' al partner una maggiore protezione. Le donne positive dell' HIV dovrebbero essere consigliate prima di rimanere incinte circa il rischio per il futuro bambino ed chiedere consigli medici che possono contribuire ad impedire al feto di essere infettato. Le madri che sono positive al virus HIV non dovrebbero allattare al seno. " Praticare il sesso sicuro ", come con i preservativi di lattice. Essi sono altamente efficaci nell'impedire la trasmissione dell' HIV. TUTTAVIA, rimane un rischio di acquisizione dell'infezione anche con l'uso dei preservativi, l'astinenza e' l'unico modo sicuro per impedire la trasmissione sessuale dell' HIV. I pazienti HIV-positivi che stanno prendendo i farmaci anti-retrovirali hanno meno probabilita' di trasmettere il virus. Per esempio, le donne incinte che sono sotto trattamento da tempo trasmettono il virus HIV all'infante solo in circa 5% di casi.. Il rifornimento di sangue dagli Stati Uniti e' fra il piu' sicuro del mondo. Quasi tutta la gente infettata con il virus HIV con le trasfusioni di sangue ha ricevuto quelle trasfusioni prima del 1985, l' HIV test e' cominciato in quell'anno per tutti i donatori di sangue. Attualmente, il rischio di infezione con l' HIV negli Stati Uniti tramite
una trasfusione di sangue o di prodotti di sangue e' estremamente basso ed e' diventato progressivamente piu' basso, anche nelle zone geografiche con alta prevalenza dell' HIV.
sintomi per dieci anni, ma possono tranquillamente trasmettere l'infezione ad altre persone.. Nel frattempo, il loro sistema immunitario si indebolisce gradualmente fino a essere diagnosticate con AIDS conclamata.
INFEZIONE DA HIV (INFEZIONE ACUTA) --> INFEZIONE ASINTOMATICA DA HIV --> (ASINTOMATICA) -->INFEZIONE SINTOMATICA DA HIV --> (AIDS CONCLAMATA).
La maggior parte degli individui positivi al virus HIV progrediscono in AIDS se non opportunamente trattati. Tuttavia, esiste un numero di pazienti molto piccolo che sviluppano molto lentamente o mai l'AIDS. Questi pazienti sono chiamati "non-progressors".
PREVENZIONE
La prevenzione dell' AIDS richiede prudenza e autodisciplina. I requisiti possono sembrare personalmente troppo restrittivi ma sono efficaci e possono salvare la vostra vita.
REQUISITI:
Non avere rapporti sessuali con: Persone HIV positive o ritenute sospette di essere infettate con il virus HIV. Avere molti partners. Non avere rapporti con una persona che ha molti partners. Non avere rapporti con persone che usano le droghe endovenose Non usare le droghe endovenose. Se le droghe endovenose sono usate, non scambiare gli aghi o siringhe. Evitare il contatto con il sangue da ferita o emorragia
di persone, dove la condizione dell'individuo sanguinante e' sconosciuta. Un' abbigliamento consono, una mascherina e gli occhiali di protezione possono essere
adatti quando ci si occupa di persone¨ ferite Chiunque si trovi positivo all' HIV non puo' far finta di niente riguardo alla malattia, non dovrebbe donare il sangue, il plasma, gli organi del corpo, o lo sperma. Da un punto di vista legale, etico e morale, dovrebbe avvertire tutti i potenziali partners sessuali della sua condizione di positivo al virus HIV. Non dovrebbe scambiare i fluidi fisiologici durante l'attivita' sessuale e deve usare qualsiasi misura di prevenzione ( preservativo di lattice) cio' permettera' al partner una maggiore protezione. Le donne positive dell' HIV dovrebbero essere consigliate prima di rimanere incinte circa il rischio per il futuro bambino ed chiedere consigli medici che possono contribuire ad impedire al feto di essere infettato. Le madri che sono positive al virus HIV non dovrebbero allattare al seno. " Praticare il sesso sicuro ", come con i preservativi di lattice. Essi sono altamente efficaci nell'impedire la trasmissione dell' HIV. TUTTAVIA, rimane un rischio di acquisizione dell'infezione anche con l'uso dei preservativi, l'astinenza e' l'unico modo sicuro per impedire la trasmissione sessuale dell' HIV. I pazienti HIV-positivi che stanno prendendo i farmaci anti-retrovirali hanno meno probabilita' di trasmettere il virus. Per esempio, le donne incinte che sono sotto trattamento da tempo trasmettono il virus HIV all'infante solo in circa 5% di casi.. Il rifornimento di sangue dagli Stati Uniti e' fra il piu' sicuro del mondo. Quasi tutta la gente infettata con il virus HIV con le trasfusioni di sangue ha ricevuto quelle trasfusioni prima del 1985, l' HIV test e' cominciato in quell'anno per tutti i donatori di sangue. Attualmente, il rischio di infezione con l' HIV negli Stati Uniti tramite
una trasfusione di sangue o di prodotti di sangue e' estremamente basso ed e' diventato progressivamente piu' basso, anche nelle zone geografiche con alta prevalenza dell' HIV.
SINTOMI
I sintomi dell'AIDS sono soprattutto il risultato delle infezioni che non si sviluppano normalmente in individui con i sistemi immunitari sani. Queste infezioni sono chiamate " infezioni opportunistiche."
I pazienti con l'AIDS hanno il loro sistema immunitario distrutto dall'HIV e sono suscettibili di tali infezioni opportunistiche. I sintomi generali sono febbre, sudore freddo, perdita del peso e debolezza.
Nota: L'infezione iniziale puo' non produrre sintomi. Qualche persona con l'infezione da HIV rimane senza sintomi per anni fra il periodo di rivelazione e lo sviluppo dell' AIDS.
Non tutti i pazienti infettati con il virus HIV hanno l'AIDS. I pazienti che hanno testato la loro posivita' al virus dell' HIV con anticipo sviluppano l'AIDS quando il virus HIV distrugge gradualmente il loro sistema immunitario
Per un paziente che e' infettato con il virus HIV, per avere l'AIDS, il suo sistema immunitario deve essere danneggiato severamente. La severita' dei danni al sistema immunitario e' misurata da un conteggio assoluto del linfocita CD4. Il linfocita CD4 e' una cellula importante nella circolazione sanguigna che aiuta a proteggerci da parecchie infezioni e tumori.
SE UNA PERSONA INFETTATA CON L'HIV HA UN CONTEGGIO DI CD4 < 200 cell/cu.mm, SI DICE HA L'AIDS.
Cio' che segue e' una lista "di definizione dell'AIDS ", delle infezioni ed dei tumori che si sviluppano con la distruzione del sistema immunitario. Nel progredire verso l'AIDS conclamato il conteggio dei CD4 diminuisce. Molte altre malattie e sintomi possono svilupparsi oltre a quelli elencati qui.
CONTEGGIO CD4 < 350 cell/cu.mm
Herpes Simple Virus; causa ulcere nella vostra bocca e/o genitali. Tubercolosi; infezione dai batteri della tubercolosi che prevalentemente interessa i polmoni Candidosi orale e/o vaginale; infezione della bocca o dei genitali. Herpes Zoster; ulcere sopra una zona discreta della pelle causate da questo viru Linfoma Di Non-Hodgkins; cancro delle ghiandole linfatiche
CONTEGGIO CD4 < 200 cell/cu.mm
Polmonite di carinii Pneumocystis. Esofagite da candida; infezione dolorosa dell' esofago
CONTEGGIO CD4 < 100 cell/cu.mm
Meningite criptococcica; infezione del cervello da questo fungo Demenza Da Aids; peggioramento e ritardo della funzione mentale causato dal virus HIV Toxoplasmosi encefalica; infezione del cervello causata da questo parassita Sindrome di Wasting; perdita estrema del peso ed anoressia causata dal virus HIV Leukoencelopatite multifocale progressiva; una malattia virale del cervello causata dal virus di JC che causa il declino rapido cognitivo e della funzione motoria
CONTEGGIO CD4 < 50 cell/cu.mm
Micobatterio; un' infezione del sangue provocata da un batterio imparentato alla tubercolosi. Infezione da Citomegalovirus; un' infezione virale che puo' interessare ogni organo del corpo, particolarmente gli occhi. Oltre che il conteggio del linfocita CD4, il conteggio del linfocita T (timo derivato), gli esami radiografici del torace, il pap test ed altre prove sono utili nella gestione della malattia dell' HIV.
AIDS: serve a qualcosa la conta dei CD4?
Un "senza tetto" seduto sul marciapiede sostiene un cartello nel quale c'è scritto: "Aiutatemi. Ho l'AIDS. Ho solo 190 T4". In una riunione di gruppo di auto-aiuto la discussione girava intorno alle cellule T, come spesso accade in questi ambiti. Le persone con HIV si attaccano al loro numero di cellule T come ad una prova del loro stato di salute (più sono i T4, maggiore è la speranza di vita, si suppone). Una persona, dopo altri dettagli, racconta la sua odissea delle cellule T, recitando una vertiginosa sequenza di numeri: "Il mio ultimo conteggio era di 267, il precedente era di 340 per cui si stanno veramente abbassando, però il bello è che mi sento più bene che mai". Un altro, dall'aspetto chiaramente salutare, alza la mano e annuncia in maniera provocatoria: "Mi resta solo una cellula T. Ma questa orfanella è veramente in gamba!". Nella stanza scoppiano le risate; una specie di sollievo di fronte al non-senso della medicina; una stanza piena di gente normale che cerca di confrontarsi con un misterioso gergo immunologico.
"Si terrorizza la gente, con questi conteggi delle cellule T". Dice Michael Ellner, uno studioso dell'AIDS di New York con qualche poco ortodossa sull'AIDS, presidente di questo gruppo di auto-aiuto, HEAL (Health Education AIDS Liason).
"Lo dico a tutti quelli che non lo sanno. Non abbiamo nessuna idea certa di quello che significa, allora perché la gente si preoccupa tanto per questo?
La maggioranza di coloro che lavorano nel campo dell'AIDS saranno estremamente in disaccordo con Ellner. Da quandol'AIDS fu riconosciuta per la prima volta come una sindrome, nel 1981, la conta dei linfociti CD4 o usualmente chiamati cellule T4 (misurate in cellule per millimetro cubo), ha giocato un ruolo centrale nell'AIDS, non solo nello schematizzare la progressione della malattia, ma anche nel determinare tutto, a partire dalla ricerca sui farmaci per il trattamento, fino alla stessa definizione di AIDS - chi ce l'ha e chi no. A questo punto seguì l'osservazione, fatta nei primi anni dell'epidemia, per la quale le persone con AIDS sembravano ammalarsi di più nella misura in cui le proprie cellule T4 diminuivano.
Con un HIV tanto misterioso - nascondendosi nelle cellule, uccidendo cellule mediante qualsiasi tipo di meccanismo sconosciuto, mutando rapidamente -, la cellula CD4, solida e quantificabile, passò ad essere al suo posto un punto di riferimento alternativo.
La si può vedere, osservare, misurarla, e la speranza era che i farmaci ad alta tecnologia avrebbero potuto reimpiantarla e curare la malattia. Tuttavia, ora i ricercatori stanno cominciando a mettere in discussione il nesso assoluto tra CD4 e l'AIDS.
Anche la maggioranza degli esperti immunologi confessano che si trovano disorientati sul ruolo esatto che le cellule CD4 avrebbero sul sistema immunitario. La ricerca ha evidenziato che alcune persone sono rimaste in buona salute per anni con un numero di linfociti molto basso. Come pure vi sono persone che nonostante siano negative all'HIV hanno mostrato una conta di cellule T sufficientemente basse per essere definite malate di AIDS. Il colmo arrivò dalla conferenza internazionale sull'AIDS a Berlino nel 1994, dove si rivelarono i risultati dello studio Concorde. Lo studio, che trattava dell'uso a lungo termine dell'AZT su persone HIV positive ma asintomatiche, concluse che, anche se l'AZT era capace di aumentare il livello delle cellule T, coloro con più cellule T nona stavano certo meglio. Verso la fine della conferenza, dopo che per quasi dieci anni la conta dei CD4 ha rappresentato l'ico valido elemento di valutazione dello stato immunologico, questo metodo fu scartato con la promessa di rimpiazzarlo con un'analisi nuova e migliore.
Paradossalmente, il CDC (Center of Desease Control) revisionò la propria definizione di AIDS verso il gennaio del 1993, includendo la conta dei CD4. In accordo con la vecchia definizione, una persona non aveva l'AIDS fino alla sua prima malattia opportunistica. Ma, in base alla nuova definizione, chiunque HIV positivo con un numero di CD4 inferiori a 200 ha l'AIDS, indipendentemente dai sintomi. Un interlocutore del CDC National AIDS, riferendosi al rapporto medico generale, spiega la logica del CDC per avere cambiato la definizione: grazie ai farmaci antivirali e altre terapie, le persone hanno vissuto per più tempo senza sviluppare infezioni. Per cui, la definizione fu ampliata nell'intento di includere tutte le persone la cui salute era minacciata dal numero delle cellule T che erano abbassate sotto un certo livello, con o senza infezioni.
Sotto pressione su perché il numero fosse precisamente 200, il portavoce del CDC Tom Skinner, disse che rifletteva il consenso di varie associazioni mediche.
Il servizio di salute pubblica degli USA, ancora oggi raccomanda che il numero dei CD4 sia osservato ogni 3-6 mesi in tutte le persone HIV positive, e molti medici ancora pensano che sia buon indicatore del declino della salute, oltre che offrire parametri per le opzioni di trattamento. Nonostante questo molte persone HIV positive stanno cominciando a fregarsene dell'esame dei CD4 come indicatore cruciale.
"Personalmente, non lo farò mai più!", dice una donna HIV positiva alla riunione di HEAL quando il discorso ritorna alla conta delle cellule T.
"Non permetterò mai più che un numero mi minacci di morte". "Ti bombardano!", si lamenta un uomo con un grido di disperazione. "Cellule T basse, devi morire - anch'io lo sento. Devo fermarmi. Mi chiedo: come sto? Stupendamente - allora non ci penso più. ma altre persone con questo dilemma diventano pazze. E per questo che si lasciano andare, e che sia quel che sia". Anche se raramente lo si ammette, nella discussione si evidenza una reale confusione su tutta la ricerca sull'AIDS.
Che significato reale ha la conta dei T4? Che cosa li fa salire e scendere? Perché le persone non si sentono né meglio né peggio, nonostante il continuo variare delle cellule T, se ciò è un buon indicatore dell'evolversi della malattia? Uno alza la mano. "Domandai al mio medico: vi è una qualche relazione tra cellule T alte, cellule T basse, malattia e salute?. Rispose che veramente non lo sapeva".
La ragione per la quale e cellule T4 arrivarono a giocare un ruolo tanto importante nell'AIDS può essere ricercata nelle prime osservazioni che si fecero sulla sindrome. Nel 1981 i ricercatori cominciarono a notare che i primi pazienti di AIDS quasi non avevano cellule T4. Più tardi, quando si scoprì l'HIV e si notò che l'HIV infettava queste cellule, si concluse che l'AIDS era fondamentalmente una malattia da deficienza di T4 causata dall'HIV. Tuttavia, oggi, i ricercatori hanno rivisto radicalmente questa approssimazione, basandosi sull'osservazione realizzata per la prima volta nel 1987 dallo scettico dell'HIV: il Dr. Peter Duesberg, il quale sosteneva che l'HIV non uccideva un numero tale di cellule da provocare una caduta immunitaria.
(...) Danny, 36 anni, ha continuato ad essere sieropositivo con valori di cellule T che continuavano a scendere, senza per questo riscontare alcun sintomo nell'arco degli ultimi dieci anni. La sua storia evidenzia la confusione e la "montagna russa" emozionale della maggioranza delle persone che si trovano a confrontarsi con la diagnosi di AIDS. "Risultai positivo al test degli anticorpi nel 1985. Agli inizi del 1991 cominciai ad avere una serie di infezioni alla gola. Perciò mi testarono le cellule T. Erano a quota 532. Quattro mesi più tardi erano 304, due mesi dopo, 428". Le cellule T di Danny continuavano a scendere. Tuttavia dopo l'operazione di estrazione delle tonsille, si mantiene asintomatico. Oggi ha 59 cellule T. "Il fatto curioso - dice - è che l'unica volta che mi ammalai fu quando ebbi tutte queste infezioni alla gola, i miei T4 erano 496. Da allora non ho più avuto alcuna malattia seria. Certamente nessuna infezione opportunistica. Le mie cellule T8, d'altra parte, sono salite fino a 2500. Se i suoi T8 salivano troppo, pensavano che era un segnale negativo, ora dicono che è positivo". Nel frattempo Danny continua a diffidare delle credenze prevalenti sulle cellule T4 basse e l'AIDS. "A causa di questo moto mass-mediatico sulle cellule T", dice, "ho qualche preoccupazione, però non credo che sia tanto importante cosa la gente possa pensare, comunque non mi importerebbe avere valori un po' più alti, semplicemente per stare dalla parte più sicura".
I sintomi dell'AIDS sono soprattutto il risultato delle infezioni che non si sviluppano normalmente in individui con i sistemi immunitari sani. Queste infezioni sono chiamate " infezioni opportunistiche."
I pazienti con l'AIDS hanno il loro sistema immunitario distrutto dall'HIV e sono suscettibili di tali infezioni opportunistiche. I sintomi generali sono febbre, sudore freddo, perdita del peso e debolezza.
Nota: L'infezione iniziale puo' non produrre sintomi. Qualche persona con l'infezione da HIV rimane senza sintomi per anni fra il periodo di rivelazione e lo sviluppo dell' AIDS.
Non tutti i pazienti infettati con il virus HIV hanno l'AIDS. I pazienti che hanno testato la loro posivita' al virus dell' HIV con anticipo sviluppano l'AIDS quando il virus HIV distrugge gradualmente il loro sistema immunitario
Per un paziente che e' infettato con il virus HIV, per avere l'AIDS, il suo sistema immunitario deve essere danneggiato severamente. La severita' dei danni al sistema immunitario e' misurata da un conteggio assoluto del linfocita CD4. Il linfocita CD4 e' una cellula importante nella circolazione sanguigna che aiuta a proteggerci da parecchie infezioni e tumori.
SE UNA PERSONA INFETTATA CON L'HIV HA UN CONTEGGIO DI CD4 < 200 cell/cu.mm, SI DICE HA L'AIDS.
Cio' che segue e' una lista "di definizione dell'AIDS ", delle infezioni ed dei tumori che si sviluppano con la distruzione del sistema immunitario. Nel progredire verso l'AIDS conclamato il conteggio dei CD4 diminuisce. Molte altre malattie e sintomi possono svilupparsi oltre a quelli elencati qui.
CONTEGGIO CD4 < 350 cell/cu.mm
Herpes Simple Virus; causa ulcere nella vostra bocca e/o genitali. Tubercolosi; infezione dai batteri della tubercolosi che prevalentemente interessa i polmoni Candidosi orale e/o vaginale; infezione della bocca o dei genitali. Herpes Zoster; ulcere sopra una zona discreta della pelle causate da questo viru Linfoma Di Non-Hodgkins; cancro delle ghiandole linfatiche
CONTEGGIO CD4 < 200 cell/cu.mm
Polmonite di carinii Pneumocystis. Esofagite da candida; infezione dolorosa dell' esofago
CONTEGGIO CD4 < 100 cell/cu.mm
Meningite criptococcica; infezione del cervello da questo fungo Demenza Da Aids; peggioramento e ritardo della funzione mentale causato dal virus HIV Toxoplasmosi encefalica; infezione del cervello causata da questo parassita Sindrome di Wasting; perdita estrema del peso ed anoressia causata dal virus HIV Leukoencelopatite multifocale progressiva; una malattia virale del cervello causata dal virus di JC che causa il declino rapido cognitivo e della funzione motoria
CONTEGGIO CD4 < 50 cell/cu.mm
Micobatterio; un' infezione del sangue provocata da un batterio imparentato alla tubercolosi. Infezione da Citomegalovirus; un' infezione virale che puo' interessare ogni organo del corpo, particolarmente gli occhi. Oltre che il conteggio del linfocita CD4, il conteggio del linfocita T (timo derivato), gli esami radiografici del torace, il pap test ed altre prove sono utili nella gestione della malattia dell' HIV.
AIDS: serve a qualcosa la conta dei CD4?
Un "senza tetto" seduto sul marciapiede sostiene un cartello nel quale c'è scritto: "Aiutatemi. Ho l'AIDS. Ho solo 190 T4". In una riunione di gruppo di auto-aiuto la discussione girava intorno alle cellule T, come spesso accade in questi ambiti. Le persone con HIV si attaccano al loro numero di cellule T come ad una prova del loro stato di salute (più sono i T4, maggiore è la speranza di vita, si suppone). Una persona, dopo altri dettagli, racconta la sua odissea delle cellule T, recitando una vertiginosa sequenza di numeri: "Il mio ultimo conteggio era di 267, il precedente era di 340 per cui si stanno veramente abbassando, però il bello è che mi sento più bene che mai". Un altro, dall'aspetto chiaramente salutare, alza la mano e annuncia in maniera provocatoria: "Mi resta solo una cellula T. Ma questa orfanella è veramente in gamba!". Nella stanza scoppiano le risate; una specie di sollievo di fronte al non-senso della medicina; una stanza piena di gente normale che cerca di confrontarsi con un misterioso gergo immunologico.
"Si terrorizza la gente, con questi conteggi delle cellule T". Dice Michael Ellner, uno studioso dell'AIDS di New York con qualche poco ortodossa sull'AIDS, presidente di questo gruppo di auto-aiuto, HEAL (Health Education AIDS Liason).
"Lo dico a tutti quelli che non lo sanno. Non abbiamo nessuna idea certa di quello che significa, allora perché la gente si preoccupa tanto per questo?
La maggioranza di coloro che lavorano nel campo dell'AIDS saranno estremamente in disaccordo con Ellner. Da quandol'AIDS fu riconosciuta per la prima volta come una sindrome, nel 1981, la conta dei linfociti CD4 o usualmente chiamati cellule T4 (misurate in cellule per millimetro cubo), ha giocato un ruolo centrale nell'AIDS, non solo nello schematizzare la progressione della malattia, ma anche nel determinare tutto, a partire dalla ricerca sui farmaci per il trattamento, fino alla stessa definizione di AIDS - chi ce l'ha e chi no. A questo punto seguì l'osservazione, fatta nei primi anni dell'epidemia, per la quale le persone con AIDS sembravano ammalarsi di più nella misura in cui le proprie cellule T4 diminuivano.
Con un HIV tanto misterioso - nascondendosi nelle cellule, uccidendo cellule mediante qualsiasi tipo di meccanismo sconosciuto, mutando rapidamente -, la cellula CD4, solida e quantificabile, passò ad essere al suo posto un punto di riferimento alternativo.
La si può vedere, osservare, misurarla, e la speranza era che i farmaci ad alta tecnologia avrebbero potuto reimpiantarla e curare la malattia. Tuttavia, ora i ricercatori stanno cominciando a mettere in discussione il nesso assoluto tra CD4 e l'AIDS.
Anche la maggioranza degli esperti immunologi confessano che si trovano disorientati sul ruolo esatto che le cellule CD4 avrebbero sul sistema immunitario. La ricerca ha evidenziato che alcune persone sono rimaste in buona salute per anni con un numero di linfociti molto basso. Come pure vi sono persone che nonostante siano negative all'HIV hanno mostrato una conta di cellule T sufficientemente basse per essere definite malate di AIDS. Il colmo arrivò dalla conferenza internazionale sull'AIDS a Berlino nel 1994, dove si rivelarono i risultati dello studio Concorde. Lo studio, che trattava dell'uso a lungo termine dell'AZT su persone HIV positive ma asintomatiche, concluse che, anche se l'AZT era capace di aumentare il livello delle cellule T, coloro con più cellule T nona stavano certo meglio. Verso la fine della conferenza, dopo che per quasi dieci anni la conta dei CD4 ha rappresentato l'ico valido elemento di valutazione dello stato immunologico, questo metodo fu scartato con la promessa di rimpiazzarlo con un'analisi nuova e migliore.
Paradossalmente, il CDC (Center of Desease Control) revisionò la propria definizione di AIDS verso il gennaio del 1993, includendo la conta dei CD4. In accordo con la vecchia definizione, una persona non aveva l'AIDS fino alla sua prima malattia opportunistica. Ma, in base alla nuova definizione, chiunque HIV positivo con un numero di CD4 inferiori a 200 ha l'AIDS, indipendentemente dai sintomi. Un interlocutore del CDC National AIDS, riferendosi al rapporto medico generale, spiega la logica del CDC per avere cambiato la definizione: grazie ai farmaci antivirali e altre terapie, le persone hanno vissuto per più tempo senza sviluppare infezioni. Per cui, la definizione fu ampliata nell'intento di includere tutte le persone la cui salute era minacciata dal numero delle cellule T che erano abbassate sotto un certo livello, con o senza infezioni.
Sotto pressione su perché il numero fosse precisamente 200, il portavoce del CDC Tom Skinner, disse che rifletteva il consenso di varie associazioni mediche.
Il servizio di salute pubblica degli USA, ancora oggi raccomanda che il numero dei CD4 sia osservato ogni 3-6 mesi in tutte le persone HIV positive, e molti medici ancora pensano che sia buon indicatore del declino della salute, oltre che offrire parametri per le opzioni di trattamento. Nonostante questo molte persone HIV positive stanno cominciando a fregarsene dell'esame dei CD4 come indicatore cruciale.
"Personalmente, non lo farò mai più!", dice una donna HIV positiva alla riunione di HEAL quando il discorso ritorna alla conta delle cellule T.
"Non permetterò mai più che un numero mi minacci di morte". "Ti bombardano!", si lamenta un uomo con un grido di disperazione. "Cellule T basse, devi morire - anch'io lo sento. Devo fermarmi. Mi chiedo: come sto? Stupendamente - allora non ci penso più. ma altre persone con questo dilemma diventano pazze. E per questo che si lasciano andare, e che sia quel che sia". Anche se raramente lo si ammette, nella discussione si evidenza una reale confusione su tutta la ricerca sull'AIDS.
Che significato reale ha la conta dei T4? Che cosa li fa salire e scendere? Perché le persone non si sentono né meglio né peggio, nonostante il continuo variare delle cellule T, se ciò è un buon indicatore dell'evolversi della malattia? Uno alza la mano. "Domandai al mio medico: vi è una qualche relazione tra cellule T alte, cellule T basse, malattia e salute?. Rispose che veramente non lo sapeva".
La ragione per la quale e cellule T4 arrivarono a giocare un ruolo tanto importante nell'AIDS può essere ricercata nelle prime osservazioni che si fecero sulla sindrome. Nel 1981 i ricercatori cominciarono a notare che i primi pazienti di AIDS quasi non avevano cellule T4. Più tardi, quando si scoprì l'HIV e si notò che l'HIV infettava queste cellule, si concluse che l'AIDS era fondamentalmente una malattia da deficienza di T4 causata dall'HIV. Tuttavia, oggi, i ricercatori hanno rivisto radicalmente questa approssimazione, basandosi sull'osservazione realizzata per la prima volta nel 1987 dallo scettico dell'HIV: il Dr. Peter Duesberg, il quale sosteneva che l'HIV non uccideva un numero tale di cellule da provocare una caduta immunitaria.
(...) Danny, 36 anni, ha continuato ad essere sieropositivo con valori di cellule T che continuavano a scendere, senza per questo riscontare alcun sintomo nell'arco degli ultimi dieci anni. La sua storia evidenzia la confusione e la "montagna russa" emozionale della maggioranza delle persone che si trovano a confrontarsi con la diagnosi di AIDS. "Risultai positivo al test degli anticorpi nel 1985. Agli inizi del 1991 cominciai ad avere una serie di infezioni alla gola. Perciò mi testarono le cellule T. Erano a quota 532. Quattro mesi più tardi erano 304, due mesi dopo, 428". Le cellule T di Danny continuavano a scendere. Tuttavia dopo l'operazione di estrazione delle tonsille, si mantiene asintomatico. Oggi ha 59 cellule T. "Il fatto curioso - dice - è che l'unica volta che mi ammalai fu quando ebbi tutte queste infezioni alla gola, i miei T4 erano 496. Da allora non ho più avuto alcuna malattia seria. Certamente nessuna infezione opportunistica. Le mie cellule T8, d'altra parte, sono salite fino a 2500. Se i suoi T8 salivano troppo, pensavano che era un segnale negativo, ora dicono che è positivo". Nel frattempo Danny continua a diffidare delle credenze prevalenti sulle cellule T4 basse e l'AIDS. "A causa di questo moto mass-mediatico sulle cellule T", dice, "ho qualche preoccupazione, però non credo che sia tanto importante cosa la gente possa pensare, comunque non mi importerebbe avere valori un po' più alti, semplicemente per stare dalla parte più sicura".
TRATTAMENTO
Non c'e' una cura per l'AIDS attualmente. Tuttavia, parecchi trattamenti sono disponibili e possono far ritardare il progresso della malattia per quelli positivi all'HIV e migliorare la qualita' della vita di coloro che hanno sviluppato i sintomi dell'AIDS.
La terapia antivirale rallenta l'avanzare dell' infezione da HIV nel corpo. Una combinazione di parecchi agenti antiretrovirali, chiamata terapia HAART, e' stata altamente efficace nella riduzione del numero di particelle del virus HIV nella circolazione sanguigna (come misurato da un'analisi del sangue, chiamata viral-load) e di conseguenza aumenta il conteggio positivo dei linfociti CD4 e T.
Sebbene questa non e' una cura per l' HIV e le persone trattate con l' HAART con i livelli stabili dell' HIV possono tranquillamente trasmettere il virus ad altri con il sesso o con lo scambio di siringhe, il trattamento mostra grandi speranze. Ci sono testimonianze che segnalano che se i livelli dell' HIV rimangono stabili ed il conteggio delle cellule CD4 rimane alto (> 200) il prolungamento di vita puo' essere realizzato. Tuttavia, l'HIV tende a diventare resistente in pazienti che non prendono i loro farmaci ogni giorno. Inoltre, in seguito a determinati mutamenti il virus HIV puo' diventare resistente all' HAART. Quando il virus HIV diventa resistente all' HAART, la terapia di salvataggio e' richiesta per provare a sopprimere questa resistenza dell' HIV. Cio' non riesce spesso purtroppo, ed il paziente sviluppera' solitamente l'AIDS e le relative complicazioni.
Il trattamento con l'HAART non e' senza complicazioni. L'HAART e' una combinazione di farmaci differenti, ciascuno con i propri effetti collaterali. Alcuni effetti secondari comuni sono nausea, emicrania, debolezza, malesseri ed accumulazione di grasso sulla schiena ed addome. Tuttavia il medico che prescrive l'HAART dovrebbe seguire il paziente con attenzione per notare eventuali possibili effetti secondari connessi con l'assunzione di questa combinazione di farmaci.
In piu', le analisi del sangue sistematiche che misurano il numero di cellule/mm CD4 ed il Viral Load dell' HIV (un' analisi del sangue che misura quanto virus e' nel sangue) dovranno essere fatte ogni tre - quattro mesi. L'obiettivo e' di incrementare il piu' possibile il conteggio CD4 e di portare il Viral Load del virus HIV ad un livello accettabile.
Altri agenti antivirali sono nelle fasi di studio. I fattori di crescita che stimolano lo sviluppo delle cellule, quali l'epogen (erthythropoetin) e G-CSF a volte sono usati per trattare l'anemia ed i bassi valori di globuli bianchi nel sangue connessi con l'AIDS.
I farmaci egualmente sono usati per impedire le infezioni opportunistiche e possono mantenere i pazienti di AIDS piu' "sani" per periodi di tempo piu' lunghi. Le infezioni opportunistiche sono trattate secondo la medicina convenzionale.
Attualmente, non c'e' una cura per l'AIDS. Si e'¨ rivelata essere una malattia universalmente mortale. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti che seguono la terapia sopravvivono molti anni. L'HAART ha aumentato notevolmente il tempo tra la diagnosi e la morte.
QUANDO INIZIARE LA TERAPIA "HAART" ?
Punto di partenza è che le HAART (High Active Antiretroviral Therapy) somministrate ai pazienti sieropositivi dal '96, hanno permesso una diminuzione della mortalità tra le persone con HIV nel Nord del mondo dell’85%. “Iniziare troppo presto ha troppi rischi, iniziare tardi potrebbe inficiarne l’efficacia….risolvere queste domande potrebbe costare molto e richiedere troppo tempo”.“...le linee guida necessitano più dell’esperienza dei medici che della evidence based medicine. La maggior parte dei medici è d’accordo sul dare inizio alle terapie quando i CD 4 sono tra 200 e 350 cell/mm3, sul trattare l’infezione acuta subito ed aggressivamente per poi accedere, forse, ad un STI (Structureted Treatment Interruption), trattare tutte le persone con sintomi e CD4 <200, considerare soprattutto il numero dei CD4 tra 200 e 500 cell/mm3 e dare meno importanza al Viral load. Concordi anche nel mantenere la viremia <50 copie/ ml nella persona alla prima terapia per il più lungo tempo possibile e mantenere la viremia ad una soglia accettabile per coloro che hanno fallito altre terapie, questi sono gli obiettivi che, chi cura l’HIV deve porsi oggi. Tra le strategie terapeutiche più allettanti oggi, vi è sicuramente l’interruzione strutturata della terapia STI, (il sogno più bello oggi è vivere qualche mese senza farmaci) con questi possibili vantaggi : 1) Interrompere la terapia e permettere che la viremia rimanga controllata nel tempo per i pazienti in infezione acuta; 2) Diminuire la tossicita’ e permettere una diminuzione dei ceppi resistenti circolanti per coloro in terapia di salvataggio 3) Diminuzione della tossicità e viremia controllata nelle fasi libere da terapia per coloro in trattamento cronico. Fondamentale per un’adeguata personalizzazione della terapia e' l’uso del TDM (Theraputic Drug Monitoring), tale tecnica, poco costosa, potrebbe essere facilmente utilizzata con la collaborazione dei farmacologi , per dosare il livello plasmatico almeno degli NNRTI (analoghi non nucloessidi inibitori della TI) e dei PI ( inibitori della proteasi virale). L’individualità dei meccanismi metabolici è tale da rendere indispensabile per una vera e fondamentale personalizzazione della terapia. “ …non sempre il dosaggio convenzionale e’ quello efficace per tutte le persone …”. La tossicità del farmaco e la sua efficacia cambiano individualmente con estrema facilita’. I farmaci sono tanti e le interazioni altrettanto complicate Nuove tecniche terapeutiche come il TDM potrebbero garantire indicazioni per una terapia più personalizzata, l’STI potrebbe essere la strategia che apre le porte ad un modo nuovo di vedere le terapie per le malattie croniche.
Ma rimane il fatto inconfutabile che il 95% delle persone con HIV non ha accesso ai trattamenti fondamentali per l’HIV e l’emergenza per questi paesi non può essere altro che la vita.
LA RICERCA SULL'AIDS
ANNI '80-'90
All'inizio dell'epidemia dell'AIDS, difficilmente i pazienti riuscivano a vivere oltre i due anni dalla manifestazione della malattia.
IL"COCKTAIL"
Studiando il modo nel quale il virus attacca le cellule sane, gli scienziati hanno sviluppato due tipi di medicinali che impediscono all'HIV di moltiplicarsi:INIBITORI DI PROTEASI
INIBITORI DI REVERSE TRASCRIPTASE
utilizzati in combinazioni chiamate eufemisticamente " COCKTAIL", questi farmaci hanno permesso ai pazienti di vivere molto piu' a lungo che un tempo.
IL FUTURO
La ricerca punta ora a un vaccino che non solo prevenga il manifestarsi dell'infezione, ma che possa anche aiutare i pazienti gia' colpiti dalla malattia. Gli scienziati stanno lavorando a due tipi di vaccino per l'HIV:
UN VACCINO CHE DOVREBBE STIMOLARE GLI ANTICORPI.
In grado di avvertire il corpo della presenza del virus e stimolare le cellule sane a produrre anticorpi. Cosi' avvertito, il sistema immunitario rileva l'infezione, le cellule sane si legano al virus e lo inglobano, poi si moltiplicano producendo altri anticorpi che imprigionano il virus e gli impediscono di infettare le cellule sane.
UN VACCINO CHE DOVREBBE UCCIDERE LE CELLULE INFETTE
Poiche' l'HIV puo' essere trasmesso come virus vagante e attraverso cellule infette, un vaccino contro l'HIV dovrebbe aiutare le cellule sane a riconoscere quelle infettate dal virus e a distruggerle.Al momento esistono 9 sottotipi di virus che differiscono l'uno dall'altro al 30-35% inoltre il virus muta, una volta all'interno del corpo ospite, rendendosi irriconoscibile al sistema immunitari.
La ricerca continua...
La terapia antivirale rallenta l'avanzare dell' infezione da HIV nel corpo. Una combinazione di parecchi agenti antiretrovirali, chiamata terapia HAART, e' stata altamente efficace nella riduzione del numero di particelle del virus HIV nella circolazione sanguigna (come misurato da un'analisi del sangue, chiamata viral-load) e di conseguenza aumenta il conteggio positivo dei linfociti CD4 e T.
Sebbene questa non e' una cura per l' HIV e le persone trattate con l' HAART con i livelli stabili dell' HIV possono tranquillamente trasmettere il virus ad altri con il sesso o con lo scambio di siringhe, il trattamento mostra grandi speranze. Ci sono testimonianze che segnalano che se i livelli dell' HIV rimangono stabili ed il conteggio delle cellule CD4 rimane alto (> 200) il prolungamento di vita puo' essere realizzato. Tuttavia, l'HIV tende a diventare resistente in pazienti che non prendono i loro farmaci ogni giorno. Inoltre, in seguito a determinati mutamenti il virus HIV puo' diventare resistente all' HAART. Quando il virus HIV diventa resistente all' HAART, la terapia di salvataggio e' richiesta per provare a sopprimere questa resistenza dell' HIV. Cio' non riesce spesso purtroppo, ed il paziente sviluppera' solitamente l'AIDS e le relative complicazioni.
Il trattamento con l'HAART non e' senza complicazioni. L'HAART e' una combinazione di farmaci differenti, ciascuno con i propri effetti collaterali. Alcuni effetti secondari comuni sono nausea, emicrania, debolezza, malesseri ed accumulazione di grasso sulla schiena ed addome. Tuttavia il medico che prescrive l'HAART dovrebbe seguire il paziente con attenzione per notare eventuali possibili effetti secondari connessi con l'assunzione di questa combinazione di farmaci.
In piu', le analisi del sangue sistematiche che misurano il numero di cellule/mm CD4 ed il Viral Load dell' HIV (un' analisi del sangue che misura quanto virus e' nel sangue) dovranno essere fatte ogni tre - quattro mesi. L'obiettivo e' di incrementare il piu' possibile il conteggio CD4 e di portare il Viral Load del virus HIV ad un livello accettabile.
Altri agenti antivirali sono nelle fasi di studio. I fattori di crescita che stimolano lo sviluppo delle cellule, quali l'epogen (erthythropoetin) e G-CSF a volte sono usati per trattare l'anemia ed i bassi valori di globuli bianchi nel sangue connessi con l'AIDS.
I farmaci egualmente sono usati per impedire le infezioni opportunistiche e possono mantenere i pazienti di AIDS piu' "sani" per periodi di tempo piu' lunghi. Le infezioni opportunistiche sono trattate secondo la medicina convenzionale.
Attualmente, non c'e' una cura per l'AIDS. Si e'¨ rivelata essere una malattia universalmente mortale. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti che seguono la terapia sopravvivono molti anni. L'HAART ha aumentato notevolmente il tempo tra la diagnosi e la morte.
QUANDO INIZIARE LA TERAPIA "HAART" ?
Punto di partenza è che le HAART (High Active Antiretroviral Therapy) somministrate ai pazienti sieropositivi dal '96, hanno permesso una diminuzione della mortalità tra le persone con HIV nel Nord del mondo dell’85%. “Iniziare troppo presto ha troppi rischi, iniziare tardi potrebbe inficiarne l’efficacia….risolvere queste domande potrebbe costare molto e richiedere troppo tempo”.“...le linee guida necessitano più dell’esperienza dei medici che della evidence based medicine. La maggior parte dei medici è d’accordo sul dare inizio alle terapie quando i CD 4 sono tra 200 e 350 cell/mm3, sul trattare l’infezione acuta subito ed aggressivamente per poi accedere, forse, ad un STI (Structureted Treatment Interruption), trattare tutte le persone con sintomi e CD4 <200, considerare soprattutto il numero dei CD4 tra 200 e 500 cell/mm3 e dare meno importanza al Viral load. Concordi anche nel mantenere la viremia <50 copie/ ml nella persona alla prima terapia per il più lungo tempo possibile e mantenere la viremia ad una soglia accettabile per coloro che hanno fallito altre terapie, questi sono gli obiettivi che, chi cura l’HIV deve porsi oggi. Tra le strategie terapeutiche più allettanti oggi, vi è sicuramente l’interruzione strutturata della terapia STI, (il sogno più bello oggi è vivere qualche mese senza farmaci) con questi possibili vantaggi : 1) Interrompere la terapia e permettere che la viremia rimanga controllata nel tempo per i pazienti in infezione acuta; 2) Diminuire la tossicita’ e permettere una diminuzione dei ceppi resistenti circolanti per coloro in terapia di salvataggio 3) Diminuzione della tossicità e viremia controllata nelle fasi libere da terapia per coloro in trattamento cronico. Fondamentale per un’adeguata personalizzazione della terapia e' l’uso del TDM (Theraputic Drug Monitoring), tale tecnica, poco costosa, potrebbe essere facilmente utilizzata con la collaborazione dei farmacologi , per dosare il livello plasmatico almeno degli NNRTI (analoghi non nucloessidi inibitori della TI) e dei PI ( inibitori della proteasi virale). L’individualità dei meccanismi metabolici è tale da rendere indispensabile per una vera e fondamentale personalizzazione della terapia. “ …non sempre il dosaggio convenzionale e’ quello efficace per tutte le persone …”. La tossicità del farmaco e la sua efficacia cambiano individualmente con estrema facilita’. I farmaci sono tanti e le interazioni altrettanto complicate Nuove tecniche terapeutiche come il TDM potrebbero garantire indicazioni per una terapia più personalizzata, l’STI potrebbe essere la strategia che apre le porte ad un modo nuovo di vedere le terapie per le malattie croniche.
Ma rimane il fatto inconfutabile che il 95% delle persone con HIV non ha accesso ai trattamenti fondamentali per l’HIV e l’emergenza per questi paesi non può essere altro che la vita.
LA RICERCA SULL'AIDS
ANNI '80-'90
All'inizio dell'epidemia dell'AIDS, difficilmente i pazienti riuscivano a vivere oltre i due anni dalla manifestazione della malattia.
IL"COCKTAIL"
Studiando il modo nel quale il virus attacca le cellule sane, gli scienziati hanno sviluppato due tipi di medicinali che impediscono all'HIV di moltiplicarsi:INIBITORI DI PROTEASI
INIBITORI DI REVERSE TRASCRIPTASE
utilizzati in combinazioni chiamate eufemisticamente " COCKTAIL", questi farmaci hanno permesso ai pazienti di vivere molto piu' a lungo che un tempo.
IL FUTURO
La ricerca punta ora a un vaccino che non solo prevenga il manifestarsi dell'infezione, ma che possa anche aiutare i pazienti gia' colpiti dalla malattia. Gli scienziati stanno lavorando a due tipi di vaccino per l'HIV:
UN VACCINO CHE DOVREBBE STIMOLARE GLI ANTICORPI.
In grado di avvertire il corpo della presenza del virus e stimolare le cellule sane a produrre anticorpi. Cosi' avvertito, il sistema immunitario rileva l'infezione, le cellule sane si legano al virus e lo inglobano, poi si moltiplicano producendo altri anticorpi che imprigionano il virus e gli impediscono di infettare le cellule sane.
UN VACCINO CHE DOVREBBE UCCIDERE LE CELLULE INFETTE
Poiche' l'HIV puo' essere trasmesso come virus vagante e attraverso cellule infette, un vaccino contro l'HIV dovrebbe aiutare le cellule sane a riconoscere quelle infettate dal virus e a distruggerle.Al momento esistono 9 sottotipi di virus che differiscono l'uno dall'altro al 30-35% inoltre il virus muta, una volta all'interno del corpo ospite, rendendosi irriconoscibile al sistema immunitari.
La ricerca continua...
AIDS/HIV: le cose che non vi hanno mai detto
Omaggio al Dott. PETER DUESBERG, direttore del laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università di Berkeley in California, pioniere e principale protagonista della lotta alle falsa teoria virale dell'AIDS. Suo il principale libro scritto dai dissidenti: "Inventing the AIDS virus" edito in italiano da Baldini e Castoldi col titolo "AIDS - Il Virus Inventato". La storia di Peter Duesberg,"probabilmente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto" (Il direttore del periodico medico The Lancet) è
stata presentata da Massimiliano Bucchi nella sua relazione "Eresia e censura nella scienza: il caso AIDS" al convegno
Scienza e Democrazia tenuto a Napoli il 20 Aprile 2001.
In seguito ad una ricerca sull'AIDS, avviata per approfondire la conoscenza di un argomento che riguarda tutti, dopo aver sentito alcune storie di persone "sieropositive" in piena salute che hanno cominciato a star male nel momento in cui è iniziata la cura con i farmaci antiretrovirali. Si poteva pensare a semplice coincidenza oppure ipotizzare una qualche relazione tra i due eventi: la logica e un po' di sano scetticismo ci hanno spinto verso l’indagine. Abbiamo quindi condotto una ricerca approfondita sull’argomento, e siamo arrivati dove non potevamo immaginare: ciò che credevamo vero da sempre, dal 1984, si è rivelato incoerente ridicolo e criminale; altre posizioni sono affiorate, un mondo di scienziati, medici, giornalisti e politici impegnati in una battaglia contro l’establishment per combattere un mostro che ha arricchito alcuni, ucciso molti, condizionato o terrorizzato tutti. Il quadro che si è delineato nel corso della nostra ricerca è estremamente complesso, gli aspetti clinici e sanitari del problema sono profondamente collegati a quelli sociali economici e politici. Non ci proponiamo quindi, in questo spazio, di fornire un’analisi completa ed esaustiva del fenomeno, ma piuttosto di indicare al lettore una prospettiva diversa, abbozzando gli aspetti principali della storia e fornendo indicazioni per reperire tutte le informazioni necessarie per validare e completare personalmente il quadro.
Premessa
Quando parliamo di AIDS usiamo due concetti basilari: "malato asintomatico" e "sieropositivo". Sono intimamente collegati. Un malato asintomatico è una persona in cui non c'è nessuna evidenza, nessun sintomo, nessun segno della malattia: insomma uno che non è malato se non sulla base di un foglio di carta dove c'è scritto positivo. E anche la sieropositività è basata soltanto sulla stessa parola scritta sullo stesso foglio di carta. E quella parola è solo il risultato di un test. I medici sono stati espropriati della possibilità di fare una diagnosi, non c'è più confronto, non c'è più la possibilità che uno dica si e un altro no. La diagnosi la fa esclusivamente il sistema sanitario/farmaceutico che brevetta, approva e produce i test. E' evidente che il concetto di malato asintomatico sieropositivo è contraddittorio e che tutto l'insieme è estremamente pericoloso: il test decide, al di là di ogni evidenza, se una persona è sana o malata.
Il Malato di AIDS
Un soggetto viene classificato malato conclamato di AIDS quando si verificano due condizioni:
Due posizioni a confronto
1. La posizione ufficiale:
Il paradigma della dissidenza è: TEST Positivo = CURA = MALATTIA e/o MORTE
Ora questo fenomeno ha interessato ad oggi circa duemilioniottocentomila persone in tutto il mondo (fonte: WER - Weekly Epidemiological Record – OMS - bollettino n. 49 del 7 Dicembre 2001 – Totale malati registrati in tutto il mondo dall’inizio ad oggi: 2.784.317); se è vero quanto sopra allora stiamo forse parlando di uno dei più atroci crimine contro l’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma non contro l’umanità in genere: quasi esclusivamente contro omosessuali, tossicodipendenti e neri. Un virus altamente selettivo, come nessun altro prima, tanto da potervi vedere uno strumento di pulizia etnica al servizio dell’uomo bianco e puritano.
Ricerche avanzate sull’HIV.
In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull’isolamento dell’HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l’HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test.
La voce di un Nobel.
Il Dottor Kary Mullisha ricevuto il premio Nobel nel 1993 per aver inventato un procedimento, la PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di identificare un segmento di codice genetico (una specifica sequenza di nucleotidi) eventualmente presente in un campione ed amplificarne la concentrazione per facilitare all’osservatore la sua individuazione. Per poter completare una sua relazione ha cercato inutilmente documenti scientifici che contenessero la prova che il virus HIV sia la causa dell’AIDS. Da allora non si stanca di ripetere, senza essere mai stato smentito, che non esiste un solo documento scientifico che contenga tale prova. La scienza ha le sue regole, e nessuno può sostenere di aver scoperto qualcosa se non rende disponibile una documentazione completa ed esauriente che consenta ad altri di confermare o confutare la sua scoperta. È paradossale e preoccupante che un migliaio di scienziati sparsi per il mondo stiano lottando per dimostrare che l’ipotesi HIV=AIDS sia falsa, quando nessuno ha ancora dimostrato che è vera. D’altronde se qualcuno avesse isolato il virus HIV ed avesse provato il rapporto causale tra l’HIV e l’AIDS avrebbe con ogni probabilità ricevuto per tale scoperta il Nobel per la medicina. Non ci risulta che tale Nobel sia stato ad oggi assegnato.
L’AIDS e la legge.
La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per Genocidio (Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV; il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali. La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591.Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:
L’attuale Presidente Sudafricano Thabo Mbeki, subentrato a Nelson Mandela il 16 Giugno 1999, sta combattendo da ormai due anni una battaglia, contro il potere politico/economico dell’ortodossia sanitaria occidentale, sul tema dell’AIDS: ha voluto una commissione presidenziale mista ortodossi e dissidenti appositamente istituita col compito di affrontare gli aspetti più controversi dell’AIDS, come la non specificità del test o la tossicità dei farmaci antiretrovirali. Il 3 Aprile 2000 il Presidente Mbeki ha indirizzato una lettera a tutti i Leaders del Mondo per spiegare la posizione del Governo Sudafricano sull’epidemia sub-sahariana di AIDS. In sostanza ha ringraziato per la disponibilità del mondo occidentale, ha sottolineato come l’AIDS in Africa sia un fenomeno specifico e profondamente diverso da quello occidentale, ha affermato che sarebbe assurdo e illogico imporre l’esperienza occidentale alla realtà africana, e che quindi il problema deve essere affrontato e risolto dall’Africa in modo autonomo. Nel frattempo i farmaci antiretrovirali non sono compresi nelle terapie per l’AIDS utilizzate dal sistema sanitario sudafricano, ne da quelli di diversi altri paesi a sud del Sahara che appoggiano l’iniziativa del Presidente Mbeki, nonostante la recente e reclamizzata vittoria giudiziaria contro Big Pharma. Questa scelta ha scatenato una campagnia diffamatoria internazionale contro il Presidente Mbeki, veicolata ai massimi livelli in Gran Bretagna con accuse infamanti tramite:
L’Africa.
Il Dott. David Rasnick, membro della Commissione Presidenziale Sudafricana, ha descritto l’epidemia africana di AIDS con le seguenti parole: "Se si smettesse di usare il test HIV l’epidemia africana di AIDS scomparirebbe". Il WHO (World Health Organization) produce un bollettino settimanale chiamato WER (Weekly Epidemiological Record) nel quale vengono riportati i totali cumulativi di tutti i casi di HIV/AIDS registratati in ciascun paese del mondo, totalizzati per paese e continente:
La CIA.
Il 1 Maggio 2000 la Casa-Bianca ha dichiarato l’AIDS una minaccia per la sicurezza nazionale, e ha dato con ciò mandato alla CIA per gestire ufficialmente la faccenda. Viene spontaneo pensare che la minaccia sia rappresentata dalla diffusione dell’epidemia negli USA, ma non è cosi: i dati del CDC (Center for Disease Control) mostrano che i casi di AIDS negli ultimi anni sono calati notevolmente, e sono circa il 30% rispetto al picco degli anni 92/93. Il problema non è quindi la crescita del fenomeno, ma, per quanto paradossale e grottesco possa apparire, l’esatto contrario, la sua eventuale scomparsa. Sono ormai così imponenti gli interessi economici politici e burocratici legati al virus HIV che la sua morte prematura potrebbe sconvolgere parecchi equilibri:
Terapie antiretrovirali.
Il DHHS (U.S.A. Department of Health and Human Services) ha dal 5 Febbraio 2001 modificato le direttive sanitarie relative all'utilizzo dei farmaci antiretrovirali (Guidelines for the Use of Antiretroviral Agents in HIV-Infected Adults and Adolescents), affermando che forse non è il caso di utilizzarli su pazienti asintomatici non essendo chiaro se i "vantaggi" bilanciano gli effetti tossici. Ha con ciò abbandonato una filosofia terapeutica in auge dal 1987, anno in cui la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato l'utilizzo dell'AZT, filosofia riassunta nelle parole "hit hard and hit early" (colpisci duro e colpisci presto) sulla base della quale persone positive-al-test assolutamente sane, sono state messe in cura con terapie a base di farmaci allungavita: spesso la morte è sopravvenuta nel giro di pochi mesi. I nuovi indirizzi prevedono che la terapia venga prescritta al presentarsi di qualche segno della malattia e non per la sola condizione di sieropositività. Con ciò si ammette che il sieropositivo non è più un malato e non corre alcun rischio. Si deve considerare che il primo test HIV è stato introdotto nel 1984 ed in quell'anno sono comparsi i primi sieropositivi destinati ad ammalarsi, si diceva allora, entro 1-2 anni. Col passare degli anni, e dell'invecchiamento in salute di sieropositivi che hanno scelto di non assumere farmaci antiretrovirali e la cui vita si è "allungata spontaneamente", il periodo di latenza si è dovuto estendere inesorabilmente ed è adesso stimato in decine di anni. Col periodo di latenza lungo ormai quanto una vita le direttive sanitarie che prevedevano la terapia da subito erano diventate ingiustificabili. E non è quindi più sostenibile che i pazienti di una volta "sarebbero" morti senza terapia. Prima o poi qualcuno dovrà rispondere ad alcune domande: spiegare come mai i positivi-al-test asintomatici fino a ieri sono stati terrorizzati, e come mai quelli che sotto terrore hanno accettato la cura sono per lo più morti, mentre quelli che hanno resistito e non sono stati curati sono vivi e non si sono ammalati di AIDS. Esemplare è la storia di Christine Maggiore positiva-al-test asintomatica dal 1992 quando i risultati di un test le cambiarono, giovanissima, la vita. Superato il trauma della sentenza "da 5 a 7 anni di vita, trattamento con AZT da subito", ha iniziato la sua personale via crucis tra un medico e l'altro, finchè dopo circa un anno l'incontro con la dissidenza l'ha condotta fuori dall'incubo. Da quel momento, sfuggita al sistema sanitario, ha dedicato la sua vita alla causa: con altri positivi-al-test come lei ha fondato un'associazione "Alive and Well" (vivi e vegeti) che ha lo scopo di fornire informazioni a quelli che devono, come lei ha fatto, fare una scelta. Ha realizzato un sito, ha scritto un libro, ha incontrato un uomo che ama, hanno avuto un bambino che ora ha 5 anni. È sempre positiva-al-test. La sua vita valeva per Big Pharma alcune decine di migliaia di dollari.
AZT and friends (Medicines from Hell)
L'AZT (Azidotimidina, Zidovudina, Retrovir) fu messo a punto nel 1964 da un ricercatore della Cancer Foundation di Detroit, Jerome Horwitz . E’ una forma alterata della Timina, uno dei quattro nucleotidi che costituiscono i filamenti del nostro DNA. A differenza della Timina ha un solo legame per cui sostituendosi al nucleotide originale impedisce l’aggiunta di ulteriori nucleotidi al filamento in formazione interrompendo il processo di duplicazione del DNA. Quindi l’AZT, impedendo alla cellula di copiare il proprio DNA ne blocca il processo di duplicazione, e impedisce così la formazione di nuove cellule. L’AZT non fa differenza tra cellule sane, cancerose o virus. Per cui se da una parte può arrestare la duplicazione di quelle malate o dei virus, dall’altra blocca tutti i processi vitali devastando l’organismo. La sostanza si rivelò talmente tossica (letale) che Horwitz neanchè ne chiese il brevetto, e archiviò la documentazione. L’AZT usci dalla polvere nel 1986 e fu approvato dalla FDA nel 1987, dopo una sperimentazione truffa (Vedi Poison by Prescription: The AZT Story – John Lauritsen). Tra le conseguenza della somministrazione di AZT ci sono: distruzione del sistema immunitario, distruzione del midollo osseo, distruzione dei tessuti e della flora batterica intestinale, atrofia dei muscoli, danni al fegato al pancreas alla pelle al sistema nervoso, linfoma. Della categoria degli pseudo nucleotidi fanno parte oltre all’AZT i successivi 3TC (Epivir), D4T (Zerit), ddC (Hivid), ddI (Videx) e ABC (Ziagen): il loro funzionamento è analogo, così come le conseguenze. A partire dal 1996 all’utilizzo di un singolo farmaco si è sostituito un "cocktail" di farmaci (HAART – Highly Active Antiretroviral Therapy) unendo agli pseudo nucleotidi gli inibitori della proteasi, un enzima necessario alla separazione di segmenti proteici. In tal modo, ancora una volta si impediscono delle attività biologiche necessarie sia alla formazione di nuove copie dei virus che al corretto funzionamento delle nostre cellule, con effetti tossici devastanti. Fanno parte di questa categoria: Invirase, Fortovase, Agenerase, Kaletra. Se l’HIV-AIDS fosse una sentenza inappellabile di morte da virus, come la teoria ufficiale sostiene, l’utilizzo delle sostanze antiretrovirali, le cui caratteristiche tossiche sono evidenti e riconosciute, potrebbe apparire come un male necessario. Ma se come, sostengono i dissidenti, non è un virus la causa dell’AIDS, allora la somministrazione di sostanze antiretrovirali è un atto criminale, genocidio, perpetrato secondo le seguenti modalità:
lI piccolo testimonial africano.
I telegiornali RAI del 1 Giugno 2001 hanno mandato un servizio per ricordare la morte di Nkosi Johnson, il bambino nero di 12 anni, dal corpo ischeletrito e straziato, che durante la conferenza sull’AIDS tenuta a Durban nel 2000 ha commosso la platea ed il mondo con le sue poche parole appena percettibili. Il cuore non può rimanere insensibile a quell’immagine. Lo sapevano bene gli organizzatori quando con lucido cinismo hanno deciso di utilizzarlo come testimonial e prova toccante della tragedia che vogliono imporre all’Africa e al mondo. È nato sieropositivo, ha detto il giornalista RAI, ma è stato fortunato perché all’età di 2 anni è stato adottato da una famiglia bianca ed ha potuto essere curato. Si, ha potuto prendere l’AZT prima ed il cocktail poi, ed il suo piccolo corpo martoriato ne mostrava con terribile evidenza gli effetti devastanti. Questo il giornalista RAI non l’ha detto, ne i telespettatori hanno potuto supporlo, e dieci milioni di persone sono rimaste convinte che quello strazio sia la conseguenza del terribile virus dell’AIDS. La storia è comparsa anche su "la Repubblica" del 2 Giugno. Nkosi ha preso 15 pillole al giorno per 9 anni, c’era scritto, (e cioè 49.275 pillole, più o meno il suo peso corporeo, circa 100.000 dollari) ma neanche una parola sulla possibilità che tutto quel veleno sia responsabile di quell’immagine di morte, scolpita sul suo corpo come un virus non avrebbe mai potuto fare. Tali sospetti, ancorchè concepiti, non potrebbero d'altronde essere espressi da parte di giornali che tramite l’inserto salute raccolgono miliardi con la pubblicità delle case farmaceutiche.
Il virus che non è un virus.
Il virus HIV a voler esser precisi non è un virus ma un retrovirus. La differenza è che i virus contengono DNA mentre i retrovirus contengono RNA: questo è un codice di servizio utilizzato dai processi cellulari per trasferire informazioni dal nucleo, dove risiede il DNA, ai ribosomi, dove si assemblano proteine.
I retrovirus sono andati di moda negli anni 70/80 e ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai isolato. Successive ricerche hanno confutato l’esistenza stessa dei retrovirus: le strutture biochimiche ed i processi enzimatici che avevano giustificato tale "scoperta" sono risultati appartenere alla cellula e non al presunto ospite. Ma dimentichiamo per un pò la nostra precisazione.
Si sa che i virus vengono combattuti dal sistema immunitario. Si sa che sono gli anticorpi ad identificare ed eliminare il virus, e si sa che solo gli anticorpi che hanno già ottenuto dei successi sul virus cominciano a duplicarsi incessantemente per costituire truppe specializzate sufficientemente numerose per affrontare ed eliminare il nemico. Si sa quindi che la presenza di anticorpi attesta la vittoria del sistema immunitario ed il superamento della malattia. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV.
Si sa che all’infezione segue l’incubazione, durante la quale il virus si moltiplica rapidamente, fin quando la sua concentrazione porta al manifestarsi della malattia e all’attivazione del sistema immunitario: la prima battaglia è quella più difficile perché il nemico si presenta in forze avendo potuto, ancora sconosciuto, moltiplicarsi indisturbato. Dopo la prima sconfitta il virus può rimanere latente, guardato a vista, ed eventuali successivi scontri si risolvono rapidamente a favore del sistema immunitario: se c’è una battaglia che il virus può vincere questa è la prima, come l’esperienza insegna. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV: in questo caso il virus viene sconfitto immediatamente dal sistema immunitario senza neanche mostrare segni della propria presenza, diventa latente per un tempo che può essere biblico, e si risveglia poi con conseguenze nefaste senza che il sistema immunitario possa opporre la benchè minima resistenza. Per spiegare questa sua particolare attitudine è stato definito un "lentivirus".
Lo si è anche definito "elusivo" e "mutante" per spiegare la sua capacità di non farsi individuare dagli scienziati o eliminare dagli pseudo nucleotidi (AZT). Poi vista questa sua supposta capacità si è potuto suggerire di utilizzare l’azione combinata di più farmaci (il cocktail HAART) con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande.
Si sa che l’evoluzione ha impiegato un miliardo di anni per far assumere agli organismi unicellulari la nostra meravigliosa complessità. E va da se che per un miliardo di anni il sistema immunitario si è sviluppato vincendo tutte assolutamente tutte le sue battaglie contro i virus, altrimenti non saremmo qui a parlarne. E non ha usato l’AZT. Poi è arrivato l’HIV e quello che è stato vero per un miliardo di anni improvvisamente non lo è più.
Il vaccino è una forma indebolita del virus di cui mantiene le sembianze ma non l’intraprendenza: è insomma una specie di identikit che si fornisce al sistema immunitario per consentirgli di selezionare e allertare i suoi anticorpi migliori, quelli capaci di combattere con successo quel virus. Se mai il virus si presenta il sistema immunitario è già pronto e può agire rapidamente evitando l’insorgere della malattia. Il male viene combattuto comunque dagli anticorpi, non dal vaccino che serve solo per predisporre gli anticorpi giusti. Secondo la tesi ufficiale, tutti i soggetti infettati dall’HIV sviluppano spontaneamente gli anticorpi entro 2-4 settimane dall’infezione, tant’è che il test rileva proprio la presenza di tali anticorpi. A cosa potrà mai servire un vaccino per l’HIV è uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità. Se poi consideriamo che questo virus è mutante il mistero si infittisce: quale identikit verrà fornito al sistema immunitario? Se poi ci ricordiamo che il virus HIV non è mai stato isolato allora possiamo solo pensare al miracolo: l’identikit di una entità che nessuno ha mai visto.
Tutte queste assurdità sono i sintomi evidenti di una grave malattia conclamata che ha colpito il sistema sanitario internazionale e l’ambiente scientifico collegato, un’infezione maligna che ha attaccato il rigore scientifico, l’onestà intellettuale, la correttezza professionale, e che ha lasciato spazio solo al potere e al guadagno, rivolgendo il sistema sanitario contro la sua stessa ragione di essere: curare i malati. Ma se il male si è potuto diffondere a tal punto è perché le nostre democrazie non hanno gli anticorpi giusti, il potere del sistema farmaceutico-sanitario non è controbilanciato da poteri altrettanto forti schierati dalla parte dei cittadini: i ministeri della sanità dei paesi occidentali nei 17 anni trascorsi hanno dato prova di essere pienamente asserviti agli interessi del sistema farmaceutico-sanitario internazionale, testimoniando così il livello di collusione ormai stabilitosi. Che fare? Cominciamo col diffondere informazione. E aiutiamo il Presidente Mbeki a difendere l’intelletto, la cultura, la sessualità, la sanità ed il buon senso da interessi criminali collocati un po’ ovunque ma principalmente oltreoceano.
Il Virus Inventato - Peter Duesberg – Baldini Castoldi.
Questo è un elenco parziale dei principali libri scritti dai dissidenti. I primi 5 sono in lingua italiana e disponibili in libreria. Per gli altri librerie internazionali.
stata presentata da Massimiliano Bucchi nella sua relazione "Eresia e censura nella scienza: il caso AIDS" al convegno
Scienza e Democrazia tenuto a Napoli il 20 Aprile 2001.
In seguito ad una ricerca sull'AIDS, avviata per approfondire la conoscenza di un argomento che riguarda tutti, dopo aver sentito alcune storie di persone "sieropositive" in piena salute che hanno cominciato a star male nel momento in cui è iniziata la cura con i farmaci antiretrovirali. Si poteva pensare a semplice coincidenza oppure ipotizzare una qualche relazione tra i due eventi: la logica e un po' di sano scetticismo ci hanno spinto verso l’indagine. Abbiamo quindi condotto una ricerca approfondita sull’argomento, e siamo arrivati dove non potevamo immaginare: ciò che credevamo vero da sempre, dal 1984, si è rivelato incoerente ridicolo e criminale; altre posizioni sono affiorate, un mondo di scienziati, medici, giornalisti e politici impegnati in una battaglia contro l’establishment per combattere un mostro che ha arricchito alcuni, ucciso molti, condizionato o terrorizzato tutti. Il quadro che si è delineato nel corso della nostra ricerca è estremamente complesso, gli aspetti clinici e sanitari del problema sono profondamente collegati a quelli sociali economici e politici. Non ci proponiamo quindi, in questo spazio, di fornire un’analisi completa ed esaustiva del fenomeno, ma piuttosto di indicare al lettore una prospettiva diversa, abbozzando gli aspetti principali della storia e fornendo indicazioni per reperire tutte le informazioni necessarie per validare e completare personalmente il quadro.
Premessa
Quando parliamo di AIDS usiamo due concetti basilari: "malato asintomatico" e "sieropositivo". Sono intimamente collegati. Un malato asintomatico è una persona in cui non c'è nessuna evidenza, nessun sintomo, nessun segno della malattia: insomma uno che non è malato se non sulla base di un foglio di carta dove c'è scritto positivo. E anche la sieropositività è basata soltanto sulla stessa parola scritta sullo stesso foglio di carta. E quella parola è solo il risultato di un test. I medici sono stati espropriati della possibilità di fare una diagnosi, non c'è più confronto, non c'è più la possibilità che uno dica si e un altro no. La diagnosi la fa esclusivamente il sistema sanitario/farmaceutico che brevetta, approva e produce i test. E' evidente che il concetto di malato asintomatico sieropositivo è contraddittorio e che tutto l'insieme è estremamente pericoloso: il test decide, al di là di ogni evidenza, se una persona è sana o malata.
Il Malato di AIDS
Un soggetto viene classificato malato conclamato di AIDS quando si verificano due condizioni:
- presenta i sintomi di almeno una delle 29 patologie considerate possibili conseguenze, come Polmonite, Tubercolosi, Linfoma, Diarrea, Herpes Simplex, Sarcoma di Kaposi, Candidiasi, etc..
- è positivo al test HIV (Human Immunodeficiency Virus).
Due posizioni a confronto
1. La posizione ufficiale:
- il virus HIV è la causa dell’AIDS, che è quindi una patologia infettiva.
- un test individua la presenza degli anticorpi e quindi del virus.
- il virus può avere un periodo di latenza fino a decine di anni.
- i sieropositivi (positivi-al-test) si ammaleranno e moriranno
- i farmaci antiretrovirali (AZT in testa) combattono la diffusione del virus e allungano la vita.
- alcuni sieropositivi non hanno sintomi perchè il virus è latente
- anche i sieropositivi asintomatici devono prendere i farmaci quanto prima.
- il virus HIV non è stato mai isolato, probabilmente neanche esiste, l’AIDS non è causato da un virus e non è quindi una patologia infettiva.
- l’AIDS è causato da un complesso di fattori (droghe pesanti, superesposizione ad agenti patogeni, farmaci) fortementi presenti in certi stili di vita, che alla lunga distruggono il sistema immunitario.
- i test HIV non sono specifici e non è chiaro che cosa individuino.
- la risposta positiva al test non è indice di niente e non giustifica alcuna terapia.
- i farmaci antiretrovirali sono inutili in quanto non c’è nessun virus da combattere, e soprattutto letali perchè possono portare alla morte in pochi mesi distruggendo in particolare il sistema immunitario.
- i malati di AIDS devono sospendere l’esposizione ai fattori patogeni, curarsi per le patologie specifiche di cui soffrono, seguire nel contempo terapie di sostegno per consentire al loro sistema immunitario il recupero.
- i farmaci antiretrovirali hanno trasformato in malati di AIDS individui altrimenti sani che hanno avuto la sfortuna di risultare positivi-al-test.
- non curano i malati "veri" di AIDS ma anzi ne affrettano o ne causano la morte.
- portano alla malattia e/o alla morte per AIDS malati "inventati", soggetti sani risultati positivi-al-test.
Il paradigma della dissidenza è: TEST Positivo = CURA = MALATTIA e/o MORTE
Ora questo fenomeno ha interessato ad oggi circa duemilioniottocentomila persone in tutto il mondo (fonte: WER - Weekly Epidemiological Record – OMS - bollettino n. 49 del 7 Dicembre 2001 – Totale malati registrati in tutto il mondo dall’inizio ad oggi: 2.784.317); se è vero quanto sopra allora stiamo forse parlando di uno dei più atroci crimine contro l’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Ma non contro l’umanità in genere: quasi esclusivamente contro omosessuali, tossicodipendenti e neri. Un virus altamente selettivo, come nessun altro prima, tanto da potervi vedere uno strumento di pulizia etnica al servizio dell’uomo bianco e puritano.
Ricerche avanzate sull’HIV.
In Australia un gruppo di ricercatori del Royal Perth Hospital, definito "The Perth Group", ha concentrato le proprie ricerche sull’isolamento dell’HIV e sulla validità dei test ELISA (test di primo livello, il più utilizzato), Western Blot (secondo livello, considerato più attendibile) e Viral Load (l'ultimo apparso); hanno concluso le loro ricerche affermando che nessuno dei lavori pubblicati dimostra che l’HIV sia stato isolato e che i tre test non provano affatto la presenza del virus HIV nei campioni di sangue sottoposti a test.
La voce di un Nobel.
Il Dottor Kary Mullisha ricevuto il premio Nobel nel 1993 per aver inventato un procedimento, la PCR (Polymerase Chain Reaction), che permette di identificare un segmento di codice genetico (una specifica sequenza di nucleotidi) eventualmente presente in un campione ed amplificarne la concentrazione per facilitare all’osservatore la sua individuazione. Per poter completare una sua relazione ha cercato inutilmente documenti scientifici che contenessero la prova che il virus HIV sia la causa dell’AIDS. Da allora non si stanca di ripetere, senza essere mai stato smentito, che non esiste un solo documento scientifico che contenga tale prova. La scienza ha le sue regole, e nessuno può sostenere di aver scoperto qualcosa se non rende disponibile una documentazione completa ed esauriente che consenta ad altri di confermare o confutare la sua scoperta. È paradossale e preoccupante che un migliaio di scienziati sparsi per il mondo stiano lottando per dimostrare che l’ipotesi HIV=AIDS sia falsa, quando nessuno ha ancora dimostrato che è vera. D’altronde se qualcuno avesse isolato il virus HIV ed avesse provato il rapporto causale tra l’HIV e l’AIDS avrebbe con ogni probabilità ricevuto per tale scoperta il Nobel per la medicina. Non ci risulta che tale Nobel sia stato ad oggi assegnato.
L’AIDS e la legge.
La corte di Dortmund, il 15 Gennaio 2001, ha emesso una sentenza di condanna ad 8 mesi, con sospensione della pena, in un procedimento per Genocidio (Legge § 220a StGB) contro le Autorità Sanitarie Federali Tedesche e contro il Parlamento della Repubblica Federale Tedesca. Le autorità sanitarie erano accusate di aver diffuso informazioni e foto false relative all’isolamento del virus HIV; il Parlamento Tedesco era accusato di aver assecondato tali menzogne nonostante fosse a conoscenza dal 1994 del fatto che il virus HIV non è mai stato isolato, e che conseguentemente nessun test poteva essere approvato ed utilizzato per definire infette persone che, sane prima del test, sono poi morte dopo un trattamento con farmaci antiretrovirali. La tesi dell’accusa, e cioè che ne Montagnier (1983) ne Gallo (1984) avevano isolato alcun virus in connessione con l’AIDS e che il Bundestag era dal 1994 a conoscenza di tale fatto, è stata provata sulla base di un documento registrato negli archivi del German Bundestag stesso col numero DS 12/8591.Dopo la sentenza i ricorrenti hanno indirizzato una lettera nella quale descrivono le motivazioni e le conclusioni del procedimento legale a:
- ONU, Office of the High Commissioner for Human Rights, Mary Robinson
- Tutti i capi di Stato e tutti i capi di Governo
- Tutte le Organizzazioni Governative
L’attuale Presidente Sudafricano Thabo Mbeki, subentrato a Nelson Mandela il 16 Giugno 1999, sta combattendo da ormai due anni una battaglia, contro il potere politico/economico dell’ortodossia sanitaria occidentale, sul tema dell’AIDS: ha voluto una commissione presidenziale mista ortodossi e dissidenti appositamente istituita col compito di affrontare gli aspetti più controversi dell’AIDS, come la non specificità del test o la tossicità dei farmaci antiretrovirali. Il 3 Aprile 2000 il Presidente Mbeki ha indirizzato una lettera a tutti i Leaders del Mondo per spiegare la posizione del Governo Sudafricano sull’epidemia sub-sahariana di AIDS. In sostanza ha ringraziato per la disponibilità del mondo occidentale, ha sottolineato come l’AIDS in Africa sia un fenomeno specifico e profondamente diverso da quello occidentale, ha affermato che sarebbe assurdo e illogico imporre l’esperienza occidentale alla realtà africana, e che quindi il problema deve essere affrontato e risolto dall’Africa in modo autonomo. Nel frattempo i farmaci antiretrovirali non sono compresi nelle terapie per l’AIDS utilizzate dal sistema sanitario sudafricano, ne da quelli di diversi altri paesi a sud del Sahara che appoggiano l’iniziativa del Presidente Mbeki, nonostante la recente e reclamizzata vittoria giudiziaria contro Big Pharma. Questa scelta ha scatenato una campagnia diffamatoria internazionale contro il Presidente Mbeki, veicolata ai massimi livelli in Gran Bretagna con accuse infamanti tramite:
- The Observer: "Mbeki lascia morire nel dolore i bambini malati di AIDS"
- The Times: "Mbeki soffre di un complesso di persecuzione"
- The Telegraph: "L’Africa dovrebbe essere ricolonizzata"
- The Sunday Times: "Mbeki nemico della gente"
- International Herald Tribune: " Il Sudafrica rifiuta un prestito di un miliardo di US$ per comprare farmaci antiretrovirali"
L’Africa.
Il Dott. David Rasnick, membro della Commissione Presidenziale Sudafricana, ha descritto l’epidemia africana di AIDS con le seguenti parole: "Se si smettesse di usare il test HIV l’epidemia africana di AIDS scomparirebbe". Il WHO (World Health Organization) produce un bollettino settimanale chiamato WER (Weekly Epidemiological Record) nel quale vengono riportati i totali cumulativi di tutti i casi di HIV/AIDS registratati in ciascun paese del mondo, totalizzati per paese e continente:
- Bollettino n. 47 del 26 Novembre 1999 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Nov. 1999: 794.444
- Bollettino n. 47 del 24 Novembre 2000 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Nov. 2000: 876.009
- Bollettino n. 49 del 07 Dicembre 2001 - totale casi HIV/AIDS registrati in Africa dall’inizio dell’epidemia al Dic. 2001: 1.093.522
La CIA.
Il 1 Maggio 2000 la Casa-Bianca ha dichiarato l’AIDS una minaccia per la sicurezza nazionale, e ha dato con ciò mandato alla CIA per gestire ufficialmente la faccenda. Viene spontaneo pensare che la minaccia sia rappresentata dalla diffusione dell’epidemia negli USA, ma non è cosi: i dati del CDC (Center for Disease Control) mostrano che i casi di AIDS negli ultimi anni sono calati notevolmente, e sono circa il 30% rispetto al picco degli anni 92/93. Il problema non è quindi la crescita del fenomeno, ma, per quanto paradossale e grottesco possa apparire, l’esatto contrario, la sua eventuale scomparsa. Sono ormai così imponenti gli interessi economici politici e burocratici legati al virus HIV che la sua morte prematura potrebbe sconvolgere parecchi equilibri:
- 100.000 ricercatori e medici, in buona parte americani, hanno carriere e stipendi legati al virus.
- 93 miliardi di US$ (oltre 200.000 miliardi di lire) sono stati stanziati fino ad oggi nei soli Stati Uniti per le ricerche sull’AIDS.
- più di 1000 associazioni raccolgono in totale migliaia di miliardi di lire all’anno per aiutare i malati di AIDS.
- alcune decine di migliaia di miliardi di lire all’anno impinguano i bilanci delle multinazionali del farmaco con la vendita dei farmaci "salvavita" antiretrovirali e dei test HIV (ELISA, Western Blot, Viral Load)
- organismi come USAID (U.S. Agency International Development) UNAIDS (United Nations AIDS program), WHO (World Health Organization), ricevono stanziamenti annuali di migliaia di miliardi di lire per combattere l’AIDS. L’ONU ha appena chiesto uno stanziamento di 20.000 miliardi di lire per affrontare l’emergenza.
Terapie antiretrovirali.
Il DHHS (U.S.A. Department of Health and Human Services) ha dal 5 Febbraio 2001 modificato le direttive sanitarie relative all'utilizzo dei farmaci antiretrovirali (Guidelines for the Use of Antiretroviral Agents in HIV-Infected Adults and Adolescents), affermando che forse non è il caso di utilizzarli su pazienti asintomatici non essendo chiaro se i "vantaggi" bilanciano gli effetti tossici. Ha con ciò abbandonato una filosofia terapeutica in auge dal 1987, anno in cui la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato l'utilizzo dell'AZT, filosofia riassunta nelle parole "hit hard and hit early" (colpisci duro e colpisci presto) sulla base della quale persone positive-al-test assolutamente sane, sono state messe in cura con terapie a base di farmaci allungavita: spesso la morte è sopravvenuta nel giro di pochi mesi. I nuovi indirizzi prevedono che la terapia venga prescritta al presentarsi di qualche segno della malattia e non per la sola condizione di sieropositività. Con ciò si ammette che il sieropositivo non è più un malato e non corre alcun rischio. Si deve considerare che il primo test HIV è stato introdotto nel 1984 ed in quell'anno sono comparsi i primi sieropositivi destinati ad ammalarsi, si diceva allora, entro 1-2 anni. Col passare degli anni, e dell'invecchiamento in salute di sieropositivi che hanno scelto di non assumere farmaci antiretrovirali e la cui vita si è "allungata spontaneamente", il periodo di latenza si è dovuto estendere inesorabilmente ed è adesso stimato in decine di anni. Col periodo di latenza lungo ormai quanto una vita le direttive sanitarie che prevedevano la terapia da subito erano diventate ingiustificabili. E non è quindi più sostenibile che i pazienti di una volta "sarebbero" morti senza terapia. Prima o poi qualcuno dovrà rispondere ad alcune domande: spiegare come mai i positivi-al-test asintomatici fino a ieri sono stati terrorizzati, e come mai quelli che sotto terrore hanno accettato la cura sono per lo più morti, mentre quelli che hanno resistito e non sono stati curati sono vivi e non si sono ammalati di AIDS. Esemplare è la storia di Christine Maggiore positiva-al-test asintomatica dal 1992 quando i risultati di un test le cambiarono, giovanissima, la vita. Superato il trauma della sentenza "da 5 a 7 anni di vita, trattamento con AZT da subito", ha iniziato la sua personale via crucis tra un medico e l'altro, finchè dopo circa un anno l'incontro con la dissidenza l'ha condotta fuori dall'incubo. Da quel momento, sfuggita al sistema sanitario, ha dedicato la sua vita alla causa: con altri positivi-al-test come lei ha fondato un'associazione "Alive and Well" (vivi e vegeti) che ha lo scopo di fornire informazioni a quelli che devono, come lei ha fatto, fare una scelta. Ha realizzato un sito, ha scritto un libro, ha incontrato un uomo che ama, hanno avuto un bambino che ora ha 5 anni. È sempre positiva-al-test. La sua vita valeva per Big Pharma alcune decine di migliaia di dollari.
AZT and friends (Medicines from Hell)
L'AZT (Azidotimidina, Zidovudina, Retrovir) fu messo a punto nel 1964 da un ricercatore della Cancer Foundation di Detroit, Jerome Horwitz . E’ una forma alterata della Timina, uno dei quattro nucleotidi che costituiscono i filamenti del nostro DNA. A differenza della Timina ha un solo legame per cui sostituendosi al nucleotide originale impedisce l’aggiunta di ulteriori nucleotidi al filamento in formazione interrompendo il processo di duplicazione del DNA. Quindi l’AZT, impedendo alla cellula di copiare il proprio DNA ne blocca il processo di duplicazione, e impedisce così la formazione di nuove cellule. L’AZT non fa differenza tra cellule sane, cancerose o virus. Per cui se da una parte può arrestare la duplicazione di quelle malate o dei virus, dall’altra blocca tutti i processi vitali devastando l’organismo. La sostanza si rivelò talmente tossica (letale) che Horwitz neanchè ne chiese il brevetto, e archiviò la documentazione. L’AZT usci dalla polvere nel 1986 e fu approvato dalla FDA nel 1987, dopo una sperimentazione truffa (Vedi Poison by Prescription: The AZT Story – John Lauritsen). Tra le conseguenza della somministrazione di AZT ci sono: distruzione del sistema immunitario, distruzione del midollo osseo, distruzione dei tessuti e della flora batterica intestinale, atrofia dei muscoli, danni al fegato al pancreas alla pelle al sistema nervoso, linfoma. Della categoria degli pseudo nucleotidi fanno parte oltre all’AZT i successivi 3TC (Epivir), D4T (Zerit), ddC (Hivid), ddI (Videx) e ABC (Ziagen): il loro funzionamento è analogo, così come le conseguenze. A partire dal 1996 all’utilizzo di un singolo farmaco si è sostituito un "cocktail" di farmaci (HAART – Highly Active Antiretroviral Therapy) unendo agli pseudo nucleotidi gli inibitori della proteasi, un enzima necessario alla separazione di segmenti proteici. In tal modo, ancora una volta si impediscono delle attività biologiche necessarie sia alla formazione di nuove copie dei virus che al corretto funzionamento delle nostre cellule, con effetti tossici devastanti. Fanno parte di questa categoria: Invirase, Fortovase, Agenerase, Kaletra. Se l’HIV-AIDS fosse una sentenza inappellabile di morte da virus, come la teoria ufficiale sostiene, l’utilizzo delle sostanze antiretrovirali, le cui caratteristiche tossiche sono evidenti e riconosciute, potrebbe apparire come un male necessario. Ma se come, sostengono i dissidenti, non è un virus la causa dell’AIDS, allora la somministrazione di sostanze antiretrovirali è un atto criminale, genocidio, perpetrato secondo le seguenti modalità:
- Positivi-al-test asintomatici morti: sono stati uccisi dal sistema sanitario con devastazioni e sofferenze indicibili.
- Positivi-al-test asintomatici vivi: sono sottoposti dal sistema sanitario a danni e sofferenze ingiustificabili e rischiano di morire.
- Positivi-al-test conclamati morti: alcuni sarebbero morti comunque ma senza una dose aggiuntiva di devastazioni e sofferenze; altri con le cure opportune avrebbero potuto guarire e sono quindi anch’essi vittime del sistema sanitario.
- Positivi-al-test conclamati vivi: non sono curati opportunamente, sono sottoposti dal sistema sanitario a danni e sofferenze ingiustificabili e rischiano di morire.
lI piccolo testimonial africano.
I telegiornali RAI del 1 Giugno 2001 hanno mandato un servizio per ricordare la morte di Nkosi Johnson, il bambino nero di 12 anni, dal corpo ischeletrito e straziato, che durante la conferenza sull’AIDS tenuta a Durban nel 2000 ha commosso la platea ed il mondo con le sue poche parole appena percettibili. Il cuore non può rimanere insensibile a quell’immagine. Lo sapevano bene gli organizzatori quando con lucido cinismo hanno deciso di utilizzarlo come testimonial e prova toccante della tragedia che vogliono imporre all’Africa e al mondo. È nato sieropositivo, ha detto il giornalista RAI, ma è stato fortunato perché all’età di 2 anni è stato adottato da una famiglia bianca ed ha potuto essere curato. Si, ha potuto prendere l’AZT prima ed il cocktail poi, ed il suo piccolo corpo martoriato ne mostrava con terribile evidenza gli effetti devastanti. Questo il giornalista RAI non l’ha detto, ne i telespettatori hanno potuto supporlo, e dieci milioni di persone sono rimaste convinte che quello strazio sia la conseguenza del terribile virus dell’AIDS. La storia è comparsa anche su "la Repubblica" del 2 Giugno. Nkosi ha preso 15 pillole al giorno per 9 anni, c’era scritto, (e cioè 49.275 pillole, più o meno il suo peso corporeo, circa 100.000 dollari) ma neanche una parola sulla possibilità che tutto quel veleno sia responsabile di quell’immagine di morte, scolpita sul suo corpo come un virus non avrebbe mai potuto fare. Tali sospetti, ancorchè concepiti, non potrebbero d'altronde essere espressi da parte di giornali che tramite l’inserto salute raccolgono miliardi con la pubblicità delle case farmaceutiche.
Il virus che non è un virus.
Il virus HIV a voler esser precisi non è un virus ma un retrovirus. La differenza è che i virus contengono DNA mentre i retrovirus contengono RNA: questo è un codice di servizio utilizzato dai processi cellulari per trasferire informazioni dal nucleo, dove risiede il DNA, ai ribosomi, dove si assemblano proteine.
I retrovirus sono andati di moda negli anni 70/80 e ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai isolato. Successive ricerche hanno confutato l’esistenza stessa dei retrovirus: le strutture biochimiche ed i processi enzimatici che avevano giustificato tale "scoperta" sono risultati appartenere alla cellula e non al presunto ospite. Ma dimentichiamo per un pò la nostra precisazione.
Si sa che i virus vengono combattuti dal sistema immunitario. Si sa che sono gli anticorpi ad identificare ed eliminare il virus, e si sa che solo gli anticorpi che hanno già ottenuto dei successi sul virus cominciano a duplicarsi incessantemente per costituire truppe specializzate sufficientemente numerose per affrontare ed eliminare il nemico. Si sa quindi che la presenza di anticorpi attesta la vittoria del sistema immunitario ed il superamento della malattia. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV.
Si sa che all’infezione segue l’incubazione, durante la quale il virus si moltiplica rapidamente, fin quando la sua concentrazione porta al manifestarsi della malattia e all’attivazione del sistema immunitario: la prima battaglia è quella più difficile perché il nemico si presenta in forze avendo potuto, ancora sconosciuto, moltiplicarsi indisturbato. Dopo la prima sconfitta il virus può rimanere latente, guardato a vista, ed eventuali successivi scontri si risolvono rapidamente a favore del sistema immunitario: se c’è una battaglia che il virus può vincere questa è la prima, come l’esperienza insegna. Questo è vero sempre, meno che per l’HIV: in questo caso il virus viene sconfitto immediatamente dal sistema immunitario senza neanche mostrare segni della propria presenza, diventa latente per un tempo che può essere biblico, e si risveglia poi con conseguenze nefaste senza che il sistema immunitario possa opporre la benchè minima resistenza. Per spiegare questa sua particolare attitudine è stato definito un "lentivirus".
Lo si è anche definito "elusivo" e "mutante" per spiegare la sua capacità di non farsi individuare dagli scienziati o eliminare dagli pseudo nucleotidi (AZT). Poi vista questa sua supposta capacità si è potuto suggerire di utilizzare l’azione combinata di più farmaci (il cocktail HAART) con vantaggi evidenti per le case farmaceutiche che invece di farsi concorrenza possono spartirsi una torta ancora più grande.
Si sa che l’evoluzione ha impiegato un miliardo di anni per far assumere agli organismi unicellulari la nostra meravigliosa complessità. E va da se che per un miliardo di anni il sistema immunitario si è sviluppato vincendo tutte assolutamente tutte le sue battaglie contro i virus, altrimenti non saremmo qui a parlarne. E non ha usato l’AZT. Poi è arrivato l’HIV e quello che è stato vero per un miliardo di anni improvvisamente non lo è più.
Il vaccino è una forma indebolita del virus di cui mantiene le sembianze ma non l’intraprendenza: è insomma una specie di identikit che si fornisce al sistema immunitario per consentirgli di selezionare e allertare i suoi anticorpi migliori, quelli capaci di combattere con successo quel virus. Se mai il virus si presenta il sistema immunitario è già pronto e può agire rapidamente evitando l’insorgere della malattia. Il male viene combattuto comunque dagli anticorpi, non dal vaccino che serve solo per predisporre gli anticorpi giusti. Secondo la tesi ufficiale, tutti i soggetti infettati dall’HIV sviluppano spontaneamente gli anticorpi entro 2-4 settimane dall’infezione, tant’è che il test rileva proprio la presenza di tali anticorpi. A cosa potrà mai servire un vaccino per l’HIV è uno dei più grandi misteri della storia dell’umanità. Se poi consideriamo che questo virus è mutante il mistero si infittisce: quale identikit verrà fornito al sistema immunitario? Se poi ci ricordiamo che il virus HIV non è mai stato isolato allora possiamo solo pensare al miracolo: l’identikit di una entità che nessuno ha mai visto.
Tutte queste assurdità sono i sintomi evidenti di una grave malattia conclamata che ha colpito il sistema sanitario internazionale e l’ambiente scientifico collegato, un’infezione maligna che ha attaccato il rigore scientifico, l’onestà intellettuale, la correttezza professionale, e che ha lasciato spazio solo al potere e al guadagno, rivolgendo il sistema sanitario contro la sua stessa ragione di essere: curare i malati. Ma se il male si è potuto diffondere a tal punto è perché le nostre democrazie non hanno gli anticorpi giusti, il potere del sistema farmaceutico-sanitario non è controbilanciato da poteri altrettanto forti schierati dalla parte dei cittadini: i ministeri della sanità dei paesi occidentali nei 17 anni trascorsi hanno dato prova di essere pienamente asserviti agli interessi del sistema farmaceutico-sanitario internazionale, testimoniando così il livello di collusione ormai stabilitosi. Che fare? Cominciamo col diffondere informazione. E aiutiamo il Presidente Mbeki a difendere l’intelletto, la cultura, la sessualità, la sanità ed il buon senso da interessi criminali collocati un po’ ovunque ma principalmente oltreoceano.
Il Virus Inventato - Peter Duesberg – Baldini Castoldi.
Questo è un elenco parziale dei principali libri scritti dai dissidenti. I primi 5 sono in lingua italiana e disponibili in libreria. Per gli altri librerie internazionali.
- AIDS La grande truffa - De Marchi / Franchi – Edizioni SEAM.
- La vera storia dell'Aids - David Rasnick - Edizioni SPIRALI. (Storia romanzata).
- AIDS e se fosse tutto sbagliato? - Christine Maggiore - Macro Edizioni,
- AIDS: nuova frontiera - Siro Passi e Ferdinando Ippolito - Lombardo Editore in Roma.
- Jon Rapport - AIDS Scandal of theCentury - Human Energy Press.
- AIDS: The Failure of Contemporary Science - Neville Hodgkinson - Fourth Estate Press..
- AIDS: The Good News Is HIV Doesn't Cause It - Peter Duesberg & J. Yiamouyiannis.
- Black Lies, White Lies - Tony Brown - William Morrow and Company.
- Deadly Deception: the Proof That Sex and HIV do not cause AIDS - Robert Willner, MD.
- Infectious AIDS: Have We Been Misled? - Peter Duesberg. North Atlantic Books.
- Sex At Risk - Stuart Brody. - Transaction Press.
- The AIDS Cult - John Lauritsen. - ASKELEPIOS/Pagan Press.
- The AIDS War - John Lauritsen. - ASKELEPIOS/Pagan Press.
- Poison by prescription: the AZT Story - John Lauritsen. & Peter Duesberg.
- The HIV Mith - Jad Adams. - St. Martin's Press.
- World Without AIDS - Steven Ransom & Plillip Day - Credence Publications.
- Positively False - Joan Shenton - IB Taurus Books.